lunedì 29 novembre 2010

UOVA - DI MATTEO FANTUZZI

Matteo Fantuzzi
UOVA


Dedicato alla ragazza che da tre giorni cerca di farmi cambiare piano telefonico.
Francesca. Laurea in Scienze Ambientali. Oramai siamo amici.

Le strade chiuse al traffico
ed i ragazzi stesi lungo i viali della circonvallazione
presi a calci, manganellate fredde nelle cosce
sguardo di chi non si consegna alla sorpresa:

e come si è arrivati a questo punto ? Stiamo
così in basso da non vedere il punto di partenza,
da non capire il baratro da cosa sia composto.
Tu aspetti che ti chiamino per fare dei pacchetti,
commesso della vecchia Standa, che adesso
ha un altro nome e se ti volti per un secondo
ne viene fuori un altro e nuovi manichini, nuove offerte.

Sette giorni, quattro fine settimana, venti ore. Centottanta euro.

La madre di Leonardo tra due giorni deve scegliere
se andarsene in Lettonia con la fabbrica di mobili
o prendere stipendio fino a Giugno.
La cassa integrazione “pilotata”, il fallimento solo
di settori dell'azienda, il tempo che non è dalla sua parte.

Cinquantaquattro anni, novecento euro da operaia specializzata,
Dio solo sa quanti chilometri dai figli.

Per la stazione senza più colpevoli
senza mai colpevoli, dove forse non è mai accaduto niente
arrivano studenti da ogni parte, fanno i fattorini
per poter studiare, passano tre ore al giorno a mettere
i prodotti nelle scansie deserte degli ipermercati.
Non si sale sopra i tetti di Bologna, si prendono i binari.

Crolla il senso di città e di stato, di politica e di gente
vanno giù le mura delle banche, i terrapieni
della nuova metropolitana, le rovine della città
vecchia, gli inceneritori con l'amianto sotterrato
nelle falde, quintali di fascicoli, di indagini.

Piazza Fontana, 12 Dicembre. Piazza della Loggia, 28 Maggio.
27 Giugno, Ustica. 2 Agosto strage alla stazione di Bologna.
I morti, i famigliari, le ferite aperte.
Un calendario che non conosce pause.

Ogni giorno è come quello precedente,
le inserzioni controllate tutte, pure quelle vecchie
come se qualcosa d'improvviso ti potesse comparire
sotto gli occhi, come se il lavoro o il merito contassero.
Ho l'impressione che qualcuno inizi a rompersi un po' il cazzo.

Mercoledì 24 Novembre un gruppo di studenti che protesta contro la riforma dell’università tenta di entrare a Palazzo Madama. Poco dopo inizia un fitto lancio di uova. Nei giorni successivi vengono occupate oltre alle facoltà universitarie molti dei monumenti simbolo del nostro Paese, dal Colosseo alla Torre di Pisa, dalla Mole Antonelliana alla Basilica di San Marco. Il tentativo di occupare i binari della stazione dei treni di Bologna fallisce per l'intervento delle forze dell'ordine.

giovedì 25 novembre 2010

COLLANA POETICA ITINERANTE - THAUMA EDIZIONI - SPAZIO NOVADEA/LIBRERIA PROSPERI, ASCOLI PICENO


Venerdi 3 dicembre 2010 alle ore 18.00, presso lo Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno, si terrà l'incontro con i poeti Serse Cardellini e Stefano Sanchini, ideatori e curatori della neonata Collana Poetica Itinerante della Thauma Edizioni di Pesaro. Tra gli scrittori coinvolti nella collana, oltre ai due ideatori, sarà presente anche il giovane poeta abruzzese Marco Di Salvatore. Il progetto è caratterizzato da due particolarità: la prima riguarda la scelta di abbinare ad ogni regione d'Italia un colore specifico di copertina; la seconda è l'originale distribuzione affidata ai singoli scrittori, i quali scelgono liberamente una libreria di riferimento, successivamente inserita nella lista Libreria Poetica presente nelle ultime pagine di ogni edizione. In tal modo si viene a creare una collaborazione attiva tra autori, curatori e editori, con lo scopo di far emergere nel nostro paese un nuovo concetto di editoria indipendente. Ad ottobre sono usciti i primi quattro libri della collana: dall’Abruzzo (Giallo ocra) Prime poesie di Marco Di Salvatore; dalla Liguria (Rosso) Metalli Commedia di Chiara Daino; dalle Marche (Viola) Il mio Orfeo di Serse Cardellini e Via del Carnocchio di Stefano Sanchini.

La collana poetica itinerante si realizza in modo atipico, si avvale infatti di un soprannumero di curatori: uno o più per ciascuna regione italiana, il cui compito è quello di individuare poeti emergenti presenti nel proprio territorio, con l’obbiettivo di coinvolgerli in tale progetto editoriale al fine di unire l’Italia poeticamente, attraverso un reale incontro fra scrittori. (dalla quarta di copertina della collana)

Durante la serata, oltre a letture poetiche e interventi, sarà possibile visitare l'esposizione personale dell'artista catanese Claudia Gambadoro, Inner drawings/Drawings inside, inaugurata sabato 13 novembre 2010 e in mostra fino al 15 gennaio 2011, ospitata nei medesimi locali dello Spazio NovaDea.

Titolo: Collana Poetica Itinerante
Relatori: Serse Cardellini, Stefano Sanchini
Poeti: Serse Cardellini, Stefano Sanchini, Marco Di Salvatore
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio NovaDea,
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Inaugurazione: 3 dicembre 2010 ore 18.00
Info: 0736.259888 – 329.1979667, libreriaprosperi@hotmail.it

sabato 13 novembre 2010

DOMENICA 14 NOVEMBRE - CALPESTARE L'OBLIO AD ANCONA


Domenica 14 novembre 2010 ore 17-23
Casa delle Culture, Via Vallemiano 46 - Ancona

Calpestare l'oblio. Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale"

PROGRAMMA

Ore 17 - Inaugurazione della mostra con le illustrazioni originali dell’antologia di poesia civile “Calpestare l’oblio”, a cura di Nicola Alessandrini e Valeria Colonnella. Dal 14 novembre al 10 dicembre, mercoledì e venerdì ore 17-19.
Proiezione del video “Correspondecias” di Loris Ferri e Stefano Sanchini.

Ore 18 - Letture dei poeti di “Calpestare l’oblio”: Maria Lenti, Maria Grazia Maiorino, Renata Morresi, Davide Nota, Natalia Paci, Antonella Ventura
Interviene il giornalista dell’Unità Pietro Spataro

Ore 19 - Open mic: microfono aperto al pubblico per letture di versi ispirati alla Resistenza. In collaborazione con Associazione LeggIo.

Ore 20 - Aperitivo bio a cura del Circolo Equo & Bio.

Ore 21 - Letture dei poeti di “Calpestare l’oblio”: Fabio Orecchini, Enrico Piergallini, Francesco Scarabicchi, Alessandro Seri, Enrico Maria Simoniello
Interviene il giornalista dell’Unità Pietro Spataro

Info: www.casacultureancona.it argo@argonline.it 335 1099665

Organizzazione: Casa delle Culture
Con il contributo di: Provincia di Ancona Comune di Ancona
in collaborazione con: Istituto Storia Marche Anpi
con il Patrocinio di: I Circoscrizione – Comune di Ancona

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Domenica 14 novembre verrà presentata ad Ancona, nell'ambito della rassegna di arte e impegno civile Linee di resistenza, l'edizione cartacea integrale dell'e-book "Calpestare l'oblio. Cento poeti contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana", grande opera di poesia civile che nel novembre 2009 e nei mesi seguenti ha scatenato un acceso dibattito sui principali media nazionali (L’Unità, MicroMega, Corriere della Sera, Radio 24, Reset, Gli altri, Il Giornale, Libero, Il Foglio, Il manifesto) e internazionali (Le Monde diplomatique).

Calpestare l'oblio sarà la prima uscita della Collana Argo per le Edizioni Cattedrale (in libreria da dicembre).

Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana
A cura di Davide Nota e Fabio Orecchini
Illustrazioni e grafica a cura di Nicola Alessandrini e Valeria Colonnella
Con una introduzione di Valerio Cuccaroni e un intervento di Luigi-Alberto Sanchi
Collana Argo, Cattedrale, Ancona, 2010, € 15 Copyleft

giovedì 11 novembre 2010

ALTRI CINQUE ELABORATI DALL'UNIVERSITA' DI INNSBRUCK


Altri cinque elaborati inviati alla Redazione de “La Gru” dagli studenti del dipartimento di italianistica dell’Università di Innsbruck, a seguito del workshop tenuto che abbiamo tenuto nel 2009 in collaborazione con i docenti Angelo Pagliardini e Carla Leidlmair-Festi e grazie al sostegno dell'Italien Zentrum di Innsbruck, nella figura della sua direttrice Barbara Tasser. In tale occasione gli studenti sono stati invitati a scrivere per il blog de “La Gru” un brano in lingua italiana sul tema del rapporto tra cultura italiana e cultura austriaca.
(I primi tre elaborati sono contenuti nel post precedente.).


***

Una battaglia a palle di neve
[di Fabio Carta]


Era la fine degli anni novanta. Fabrizio, un ragazzino dodicenne di origini italiane e cresciuto in Austria, andava a scuola come ogni altro giorno. Fabrizio era un ragazzino normale come tutti gli altri, si interessava di sport, amava la musica e cominciava a guardare le ragazze. Era un ragazzino piuttosto timido ed introverso e anche se aveva degli amici a scuola talvolta si sentiva un po’ escluso. Ma non perché era mezzo italiano o perché andava troppo bene o male a scuola, infatti era uno scolaro abbastanza mediocre, ma piuttosto perché non voleva stare al centro dell’attenzione o partecipare ai numerosi scherzi a qualche compagno, che certe volte erano veramente cattivi, e talvolta preferiva non parteciparci e starsene semplicemente da solo. Luca, il suo migliore amico e anche lui figlio di italiani, invece, era il buffone di classe e faceva divertire tutta l’aula. Amava essere al centro dell’attenzione ed intratteneva persino gli insegnanti. Fabrizio per questo fatto a volte lo ammirava e a volte lo odiava, ma ciò nonostante erano sempre assieme e si frequentavano ogni giorno. Il fatto di essere italiani o mezzo italiani certamente non disturbava i due ragazzi anche se ogni tanto dovevano sopportare gli stupidi insulti dei loro compagni, insulti del tipo “mangiaspaghetti”, “mafiosi”, che sono i tipici cliché degli italiani in Austria. Certamente i due non potevano far nient’altro che scherzarci sopra e non prendere tutto sul serio. Essendo cresciuti entrambi in Austria, i due ragazzi non si consideravano nemmeno del tutto italiani. Fabrizio andava a trovare i parenti in Italia ogni anno e anche Luca aveva contatti con i parenti italiani, ma la maggior parte del tempo i due ragazzi restavano in Austria. Il padre di Luca aveva un piccolo ristorante italiano dove lavorava giorno e notte, mentre il padre di Fabrizio lavorava come finanziere di dogana al valico italiano.
Quel giorno dopo scuola però accadde qualcosa che si impresse nella mente di Fabrizio. Andando a casa qualcuno da dietro gli gridò qualcosa come: “Ehi mangia spaghetti, guarda che quella ragazza che stavi guardando stamattina è mia.” Non sapendo di che cosa stava parlando il ragazzo continuo la sua strada, quando ad un tratto venne colpito da una palla di neve in testa. “Allora non hai proprio capito… Ce l’ho con te, figlio di mafiosi!”. Fabrizio si girò e venne di nuovo colpito da una palla di neve, questa volta in mezzo alla faccia e capii che non stava giocando. Provò a rispondergli: “Guarda che ti stai sbagliando, non ho fatto niente”, ma venne colpito da sempre più palle di neve. Improvvisamente arrivò suo amico Luca che lo aiutò a difendersi. I due ragazzi “risposero al fuoco” o meglio alle palle di neve, e con l’aiuto di un altro amico riuscirono a scappare bagnati fradici dalla neve.
Arrivato a casa Fabrizio non raccontò cos’era successo e si cambiò. E quello fu il giorno in cui cominciò a pensare il perché gli avevano tirato addosso quelle palle di neve. Certamente non era successo niente di grave, ma quegli insulti non li avrebbe dimenticati tanto in fretta.

Fabio Carta

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Breve viaggio nel Tirolo tra Alpi e tradizioni
[di Beatrice Baumgartner]


Dove si trova il Tirolo ...
Il Tirolo, una regione austriaca a cavallo tra le Alpi, comprendeva fino alla prima guerra mondiale il Tirolo orientale e il Sudtirolo. In seguito al trattato di Saint-Germain del 1919 fu suddiviso in Tirolo settentrionale (Austria) e meridionale (Sudtirolo, Trentino).

Voi parlate austriaco, vero?
Devo deludervi. L’opinione predominante che in Austria si parli non il tedesco ma una lingua tutta diversa - l’austriaco - è falsa. Parliamo e impariamo tutti sin dalla culla - in Germania, Svizzera e Austria - il tedesco. Certamente, i dialetti austriaci si distinguono da quelli tedeschi (la pronuncia è meno dura, utilizziamo spesso altre parole per designare le stesse cose,...) Infatti, le discussioni accese attorno a domande di base tipo: si dice „Konfitüre“ (ted.) piuttosto di „Marmelade“ (austr.)o si pronuncia „Valentinstag“ con la „f“ [Falentinstag], come in Germania, o con la „w“ [Walentinstag] non perdono mai l’attualità. A parte questi piccoli disaccordi linguistici parliamo, scriviamo e capiamo tutti il tedesco.

Siete stati dei bravi bambini?
Spero di sì. Se no, il Nikolaus non verrà a portarvi dolci e giocattoli, come fa anche la vostra befana, ma vi porterà addirittura un bastone; e il Krampus vi ricorderà che dovete fare i bravi. Chi di voi è più grande e sa che dietro la maschera si nasconde un uomo, non si lascerà intimidire da questo diavolo bruttissimo, ma parteciperà alla prova di coraggio del Krampustratzn.
Ma siate prudenti! Se siete in compagnia del Nikolaus non vi succederà nulla di male ma il 5 dicembre quando c’è la sfilata dei diavoli - Krampustag - nessuno vi proteggerà dei Krampus in giro con verga e catena e la cui presenza la sentirete (prima di vederli) dal suono delle campanecce da mucca che portano.
Non preoccupatevi! Da qualche anno, la registrazione dei Krampus presso la polizia locale, che gli assegna un numero da attaccare sul costume, è obbligatoria per impedire violenza eccessiva a cui spinge l’anonimato di solito garantito dal costume. E inoltre: le persone buone non devono temere niente...

Advent, Advent ein Lichtlein brennt!
Profumi di biscotti, mandarini, cannella ... riempiono la casa. L’Avvento è finalmente arrivato! I bambini non vedono l’ora di accendere, una dopo l’altra, le quattro candele della corona dell’Avvento e di festeggiare ogni domenica cantando in famiglia canti natalizi, facendo vari tipi di biscotti assieme alla mamma e, soprattutto, scrivendo una lettera al Christkindl. Non una semplice lista di desideri, ma una vera e propria lettera decorata di disegni e poi inviata al Christkindl. Però non tramite la posta. La sera, la lettera viene messa sul davanzale assieme ad una candela accesa cosicché gli angeli vedano la lettera e la portino da Gesù bambino. Se i bambini sono stati buoni, il giorno dopo la lettera è sparita e la candela spenta. Se no, devono aspettare più giorni e stare buoni, finché gli angeli porteranno finalmente via la lettera.
Un giorno prima di Natale, la porta della stanza dove si festeggerà (di solito il salotto) viene chiusa, i bambini non possano più entrare e gli angeli possano preparare tutto per la sera di Natale: regalini, albero, presepe ... con l’aiuto dei genitori, i soli che hanno il permesso di entrare nella stanza. Quei due giorni i bambini sentono ogni tanto rumori dall’altra parte della porta e perciò provano a dare un’occhiata al Christkindl, agli angeli ed ai regalini che portano. Invano! Arrivata la sera del 24 dicembre „gli angeli“ suonano una campanella per segnalare ai bambini che hanno il permesso di entrare in salotto. Là, li aspetta una stanza illuminata dalle candele dell’albero di Natale sotto al quale si trovano i regalini e il presepe - l’atmosfera festosa viene sottolineata dalla musica natalizia.

Qui la moglie e là il marito
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar.
Carlo Goldoni

La tradizione carnevalesca di Venezia è, sicuramente, quella più nota nel mondo e per questo vorrei farvi immergere nella Venezia tirolese e farvi conoscere il carnevale più famoso e bello della regione tirolese che si svolge non ogni anno, ma una volta su quattro anni, a Imst: lo Schemenlaufen. Oltre al fatto che gran parte dei costumi deve essere rifatta per ogni sfilata, un compito di cui si occupano le moglie dei partecipanti (che sono solo gli uomini!), la costruzione segreta dei carri che partecipano alla sfilata finisce spesso in una vera competizione tra i costruttori.

Un po’ di storia ...
I primi documenti della tradizione dello Schemenlaufen a Imst risalgono al 1500, ma questo rito di fecondità, che annuncia il rinnovo della natura, si suppone che abbia origini più antiche. Le maschere e i loro gesti simbolizzano la lotta tra inverno e primavera, vita e morte: così l’azione di picchiare e bagnare la gente (soprattutto le donne) è un rito di fecondità risalente a numerosi riti dell’antichità greca.

Una gabbia di matti
Febbraio. Domenica mattina (09:30) prima di martedì grasso. Imst è strabbocante di turisti, gente del posto, circa novecento maschere (Sackner, Spritzer, Kübelmaje, Roller, Scheller, Laggeroller, Laggescheller, Hexen e Hexenmusik ecc.) e di carri sui quali si offrono delle bibite agli spettatori. La gente si allinea sul bordo della strada per ammmirare la sfilata: le streghe danno colpi (che fanno più male di quanto si penserebbe) a spettatori selezionati, la Kübelmaje - equipaggiata di una scodellina da legno - li incipria e lo Spritzer li schizza con acqua. Dunque „full service“ e coinvolgimento completo degli ospiti dello spettacolo! Le star dell’evento - Laggeroller e Laggescheller - compaiono solo in coppia e danno (accanto alle streghe) agli spettatori la possibilità di acquistare un ciondolo – a forma di maschera di Laggeroller – che viene offerto su delle tavole che si spostano mano a mano che la sfilata continua per le strade del villaggio. La sfilata termina alle sei la sera nella piazza principale di Imst dove si svolge il finale, il Z’sammschalle, del Schemenlaufen: tutti ballano, saltano un’ultima volta per concludere il giorno festivo.
Siccome i giovani avevano l’abitudine di organizzare il loro “carnevale” e andavano in giro con delle maschere per imitare gli adulti, negli anni 30 del secolo scorso si è affermata un’altra tradizione: quella della Buabefasnacht a cui partecipano i bambini di Imst. È un carnevale più semplice, con i soli carri principali e la presenza quasi esclusiva di Spritzer giacché i bambini cercano di approfittare della possibilità di spruzzare d’acqua i loro insegnanti senza conseguenze. Accanto a loro c’è la Hexenmusik – una banda di streghe costituita da giovani musicisti, che accompagna la minisfilata con una musica strana e quasi demoniaca.

Beatrice Baumgartner

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Intervista alla nonna
[di Petra Gebhart]


Mia nonna, Agnes Gasser, ha 80 anni e abita a Ellbögen, un paesino tirolese di mille abitanti nella Valle Wipptal. Lavorava come apicoltrice e affittava delle camere a casa sua. Io, Petra Gebhart, ho 28 anni e sono di Völs, un sobborgo di Innsbruck. Sono mamma di un bambino di tre anni e studio lingue.
Un pomeriggio ci siamo incontrate per parlare di un tema di cui si discute molto in questi tempi, quella della residenza. Ecco il risultato della nostra conversazione.

P = Petra
NA = nonna Agnes

1. Che cosa vuol dire per te essere nata e vivere nel Tirolo?
P: Per me la residenza fa parte della mia identità, ma non la costituisce. È il luogo che mi fa star bene. Secondo me, la mia identità è multiculturale e dinamica.
Comunque oggi vivere nel Tirolo, vuol dire stare con la mia famiglia in un posto che mi dà fiducia e tranquillità.
N: Sono orgogliosa di essere nata e di vivere nel Tirolo. C’è una qualità di vita molto alta. Vivere nel Tirolo è vivere in montagna, in mezzo alle tradizioni e in una comunità pronta ad aiutare.

2. Che importanza ha la storia del Tirolo per la tua identità?
P: La storia è lontana e non mi tocca nel mio essere quotidiano. Qualche volta viene ricordata nelle commemorazioni – come quella ultima in memoria dell’ eroe nazionale Andreas Hofer che ha condotto i tirolesi tre volte alla vittoria contro Napoleone. Anche nell’inno del Tirolo si ricorda Andreas Hofer. Ma per dire la verità questa manifestazione non ha suscitato in me emozioni di orgoglio. Fa parte della nostra storia ma non della mia identità.
N: Certo che la storia ha una grande importanza. Senza la storia non saremo quello che siamo oggi. Guarda, la mia identità è tirolese, non è neanche austriaca. È questo orgoglio sicuramente è nato con la guerra di liberazione nel 1809 condotta da Andreas Hofer. Nel Tirolo si sviluppò uno spirito comunitario prima che esistesse qualcosa del genere sulla base nazionale. Quella lotta per la patria e quello spirito esistevano anche ai miei tempi. Spesso la vita era una lotta per sopravvivere e i tirolese si aiutavano sempre a vicenda. Mi sono sempre sentita sicura e protetta – diciamo che mi sentivo in buone mani in mezzo ai tirolesi. Siamo un popolo molto speciale.

3. Secondo te che importanza hanno le usanze tirolesi/del tuo paesino?
P:Penso che le usanze formino la base di ogni identità. Vanno considerate come il risultato di un’eredità immutabile. Sono come simboli e azioni simboliche che formano il concetto di patria, dal momento che si perdono sempre di più o, diciamo meglio, che spesso vengono ridotte ad attrazione turistica.
N:Le usanze sono molto importanti, perché fanno parte della nostra storia. Dobbiamo curarle e non devono essere cambiate. Noi facevamo sempre parte di queste tradizioni. Come sai, tuo nonno era capitano degli Schützen, che è una funzione molto stimata.

4. Sei mai stata lontana dal Tirolo per andare all’estero? Questo ha cambiato il tuo modo di vedere la tua residenza d’origine?
P: Per un paio d’anni la mia vita era un “viaggiare, partire, tornare e di nuovo partire”. Ero sempre in cerca di una casa diversa, là fuori nel mondo. Ho conosciuto culture, usanze, tradizioni e lingue diverse. Dopo tutti i viaggi ho scoperto il valore di sentirsi a casa e di essere tornata. E questo ha cambiato il mio modo di vedere la “patria”, sia in modo positivo che negativo. E spesso confronto tra il mio paese e quelli che ho visto, cercando di farlo senza giudicare troppo.
N: Si, sono stata in Svizzera per tre anni. Ho lavorato come collaboratrice domestica da una famiglia svizzera. Non direi che ha cambiato il mio modo di vedere il Tirolo. Ho scoperto forse ancora di più quanto la mia patria è importante per me. Sono tornata con gioia e non volevo più lasciare il piccolo paesino dove sono cresciuta.

5. Quali motivi hanno fatto perdere il patriotismo di una volta? E pensi che i giovani si sentano “tirolesi” allo stesso modo che la tua generazione?
P: La nostra generazione è cresciuta in un ambiente globalizzato con delle possibilità più ampie. Secondo me, il patriottismo può essere visto come l’appartenenza e l’identità comune di un paese o di una regione. E sì che esiste ancora ma non è il patriottismo chiuso della mentalità “contadina.” È più un patriottismo aperto e meno rigido. E senza dubbio anche i giovani amano la loro patria.
N: I giovani sono molto diversi, ed è normale perché sono cresciuti in un modo completamente diverso. Sono più aperti e multiculturali. Secondo me, il fattore più grande che ha cambiato questo modo di identificarsi con la residenza è l’immigrazione. È un fenomeno che circonda soprattutto i giovani a scuola e nel loro posto di lavoro. È normale che faccia cambiare la gente. E poi, non c’e più bisogno di lottare per niente, così si perde anche la necessità di aiutare il tuo vicino, per esempio. C’è molta più anonimità – una cosa impensabile ai nostri tempi.

6. Il Tirolo è un paese a vocazione turistica. Pensi che il turismo cambierà il nostro paese?
P: Il turismo crea dei non-luoghi che danno i brividi a ogni tirolese. Nella scenografia delle Alpi tirolesi saltano all’occhio questi alberghi kitsch a 5 stelle accanto alle arene sciistiche. La cementificazione ci ruba la perla del Tirolo: la bellezza della nostra natura!
N:Secondo me, il turismo non cambia il nostro paese, sono più gli immigrati che rimangono qui. Il turismo porta i soldi e sappiamo tutti che il Tirolo ha bisogno del turismo. Anch’io ho avuto una piccola pensione con sette camere e i turisti erano sempre una fonte di guadagno abbastanza buona. Qui, dove abito io, non vedo nessun cambiamento negativo a causa dei turisti.

Petra Gebhart

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Una lettera
[di Julia Ackerer]


Cara Anna,
è tanto tempo che non ci siamo sentite. Allora, ti trovi bene a Roma? Penso che la città ti piaccia moltissimo. Dopo il mio ritorno in Austria tutto sembra un po’ strano. Dopo cinque mesi di soggiorno a Roma ci si sente già un pochino “italiani”. Infatti, l’Austria e l’Italia sono paesi veramente diversi e mi ricordo specialmente di quel giorno quando siamo andati a fare il codice fiscale. Esperienza incredibile! Dopo aver camminato per ore finalmente siamo arrivate all’ufficio dove si fa il codice fiscale. C’erano tantissime persone e pochissimi impiegati. Ci sono volute due ore per ricevere questo maledetto codice fiscale di cui si ha bisogno per tutto, per esempio se si vuole registrarsi un cellulare oppure una chiavetta per l’internet ecc. Al solo pensiero agli impiegati italiani subito mi arrabbio. Pensando all’impiegato del negozio di Tim, mi vengono in mente alcune fatti non proprio simpatici. Ogni mese dovevo attivare di nuovo la mia chiavetta internet e un giorno l’impiegato mi ha dato delle informazioni sbagliate, e io senza saperlo ho pagato il doppio per il canone mensile. Questo era veramente il colmo della sfacciataggine! Spero che tali avvenimenti snervanti non capiteranno a te. In tali occasioni mi sono sentita veramente austriaca, perché sono sicura che cose simili non succedano mai in Austria. Tu lo sai che in Austria nessuno ne approfitterebbe di te solo perché sei straniero. Quindi mi raccomando, stai attenta!
Hai già conosciuto tanti italiani oppure soltanto studenti di Erasmus? Credo di sì perché sei una ragazza molto estroversa e quindi penso che non sia un grande problema. Quali sono state le reazioni degli italiani quando si sono resi conti che sei austriaca? Hanno avuto dei pregiudizi? Nel mio caso, gli italiani sono stati molto sorpresi che non bevo mai birra. Pensavano che ognuno in Austria bevesse birra. Gli italiani hanno un’immagine stereotipata dell’Austria: ogni austriaco/austriaca indossa il“Dirndl” oppure la “Lederhose”; gli austriaci sono troppo organizzati e un po’ riservati. In effetti, questi pregiudizi non sono veri per niente!!!
Un’altra osservazione che ho fatto durante il mio soggiorno era che anche se il mio concetto di residenza è cambiato, però la mia identità è restata la stessa. Dopo qualche settimana mi sono resa conta che Roma era diventata la mia residenza e quindi anche la mia patria per un certo periodo. Al termine “residenza” associo un certo ambiente sociale, familiare, un luogo dove mi sento bene. Ma la mia identità non è cambiata, e Secondo me non cambia mai perché è collegata a un luogo dove si è vissuta l’infanzia, dove c’è la famiglia oppure semplicemente dove ci sono le mie radici. Che ne pensi tu? Sei d’accordo?
In ogni caso spero cha passerai un bel soggiorno a Roma e non vedo l’ora di venire lì a trovarti. Ci sentiamo presto!
Julia

Julia Ackerer

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Lettera ad un’amica
[di Ursula Stöhr]


Ciao carissima,
ieri sera ho dovuto pensare a te! Figurati, sono già passati sei mesi da quando sono ritornata dall’Italia! Comunque, a parte qualche problema e ostacolo posso veramente dire che è stato uno dei migliori periodi della mia vita. E adesso tu ti trovi nella stessa situazione in cui mi trovavo io esattamente un anno fa! Sei all’estero, lontana dalla tua famiglia e da noi, i tuoi amici, e vivi in una città che non hai mai visto prima, costretta a parlare una lingua che non è la tua madrelingua. Non ti sei sentita estranea fin all’inizio? Cominciando dal fatto che, grazie ai tuoi belli capelli biondi, ognuno vede già da lontano che non sei un’italiana!? Ma è successo anche a te che dopo un po‘ Ferrara è diventata la tua nuova residenza? Non ti senti già a casa in quella piccola città emiliana? Penso di sì!
Ti senti già italiana? Anche se io ho subito accettato che Ferrara fosse la mia nuova residenza, il nuovo posto al centro della mia vita, non sono diventata italiana con tutto il cuore, una piccola parte di me è rimasta austriaca. Però, con il passare dei mesi, ho contratto alcune qualità morali degli italiani, per esempio sono sempre arrivata con alcuni minuti in ritardo. Immagina, io la persona più puntuale del mondo – in ritardo – quasi incredibile, vero?! Inoltre ho cominciato a vivere alla giornata e parlando con le mie amiche ho iniziato a usare dei vezzeggiativi. E con ogni giorno a Ferrara la turista, che ero all’inizio del mio soggiorno, è scomparsa sempre di più e sono diventata una quasi italiana.
Però, anche se mi sono quasi sentita italiana, ho iniziato a pensare in italiano, ho vissuto il tran tran quotidiano degli italiani, ho conosciuto nuovi amici con cui ho potuto condividere gioie e dispiaceri, Ferrara non è diventata la mia nuova patria. Mancavano le radici famigliari, e soprattutto le caratteristiche del paesaggio tirolese che hanno formato la mia identità, tu lo sai che amo tanto le montagne.
C’erano troppe situazioni in cui mi sono ricordata di essere austriaca. Non succede anche a te, che qualche volta ti rendi conto di essere diversa? Di avere un altro background culturale?
Una volta, in cui mi sono sentita veramente austriaca e felicissima di essere austriaca, è stato proprio all’inizio del mio soggiorno a Ferrara. Sono andata all’ufficio della mobilità internazionale per informarmi dove era la mia facoltà e chi dei professori sarebbe responsabile per me, studentessa Erasmus. Il collaboratore dell’ufficio mi ha dato il nome di una professoressa e mi ha spiegato che dovevo andare all’ospedale in un reparto qualsiasi. Mi sono subito incamminata. Arrivata all’ospedale mi sono rivolta all’informazione per scoprire dove si trova l’ufficio della professoressa. Mi hanno detto il nome del reparto e mi hanno spiegato la via. Dopo un’ora ho finalmente trovato il reparto giusto. Sono entrata e ho chiesto se la professoressa fosse in servizio. Ehi, indovina! Giusto, non era nel suo ufficio, perché normalmente il suo ufficio è al CUS (centro universitario sportivo), dall’altra parte della città. Ci sono andata subito. Finalmente l’ho trovata, le ho spiegato chi sono e di che cosa ho bisogno e lei mi ha risposto: “Scusi, signorina, ma io non sono responsabile per Lei! Deve andare dalla mia collega!“ Ah, te lo dico, è stato veramente da impazzire! E dato che l’altra professoressa non era nel suo ufficio, sono dovuta ritornare il giorno dopo. Il giorno dopo, che sorpresa!, non l’ho trovata in ufficio. Per fortuna c’era un altro professore che ha potuto darmi l’indirizzo mail, così le ho scritto e dopo due giorni sono riuscita a incontrarla e a fissare i miei corsi. Te lo giuro, ho girato fino a quasi diventare pazza. Vivendo in Austria, si è così abituati ad un’organizzazione perfetta. Sì certo, anche in Austra la burocrazia mi dà fastidio, però si viene indirizzati sempre al reparto giusto, e si ottengono le informazioni di cui si ha bisogno.
Ma senti, sai quale storiella mi ha dimostrato che gli austriaci sono diversi dagli italiani? Allora, te lo racconto. Soprattutto per preavvisarti! Siccome anche tu sei una persona che ritiene naturale la puntualità. Allora: una sera ho deciso di invitare alcuni delle mie amiche a cena. Ho pensato di cucinare un risotto alle verdure e un po‘ di pollo al rosmarino. Siccome sapevo che tutti sarebbero stati un po‘ in ritardo, ho cominciato a cucinare perchè tutto fosse pronto alle 8, un mezz’ora prima l’orario dell’invito. Però figurati, alle 8 non è ancora arrivato nessuno!! Il risotto era pronto, il pollo aspettava di essere mangiato ed io ero già un po‘ arrabbiata. Ho tolto le pentole dal forno e mi sono messa ad aspettare. Con il passare i minuti mi arrabbiavo sempre di più. E sai che come odio la mancanza di puntualità! Con un’ora di ritardo sono arrivate le mie amiche ungheresi, senza scusarsi, e in silenzio ci siamo messe a mangiare un risotto stracotto. Le ragazze non hanno detto niente, perché si sono accorte che ero arrabbiatissima! Puoi immaginarlo, vero!? Non so perché la puntualità non ha importanza in altri paesi! Figurati, che cosa succederebbe in Austria se arrivassi in ritardo all’università o al lavoro! Non sarebbe possibile. Noi veniamo educati secondo il principio: meglio troppo presto che in ritardo! Sei d’accordo con me? Allora, mia cara, ti do un consiglio: non cominciare mai a cucinare prima che tutti siano giá arrivati!
Ah, e ti sei già accorta di un’altra grande differenza tra gli austriaci e i nostri vicini del sud? Guarda la vicinanza tra uomini e donne! Vedrai che si scambiano più affettuosità e contatti che noi! Non ti è mai successo che uno dei tuoi amici cominci a massaggiarti durante la lezione senza che tu l’abbia chiesto?? Te lo dico, non mi sono sentita a mio agio. Avevo la sensazione che fosse entrato nella mia privacy senza il mio permesso. Secondo me, il contatto non corrispondeva per niente al livello della nostra amicizia. Se lo avessi conosciuto meglio, non era un problema. Ma per me, una ragazza tirolese, era inadeguato. Un motivo per cui contatti di questo tipo sembrano strani a me come austriaca, potrebbe essere che la nostra mentalità è diversa. Essendo un popolo di montanari, siamo abituati alla solitudine, dato che quasi ognuno viveva su sul suo monte, lontano dagli altri. Coltivare l’amicizia era difficile, e il lavoro era più importante, perché solo così si sopravviveva. Tu che ne pensi?
Adesso tocca a te! Ti sei già trovata in una situazione in cui ti sei sentita veramente austriaca? Raccontamelo, sono proprio curiosa di saperlo!
Allora, stammi bene e goditi il soggiorno a Ferrara. Vedrai che finirà troppo in fretta.
Un abbraccio, Ursula

Ursula Stöhr

lunedì 8 novembre 2010

TRE ELABORATI DEGLI STUDENTI DELL'UNIVERSITA' DI INNSBRUCK PER "LA GRU"



Venerdì 16 Ottobre 2009, presso l’Università di Innsbruck si è svolta la presentazione della rivista “La Gru” ed un workshop pomeridiano sulla poesia italiana contemporanea, in collaborazione col dipartimento di italianistica della Facoltà e i suoi professori, Angelo Pagliardini e Carla Leidlmair-Festi, grazie al sostegno dell'Italien Zentrum di Innsbruck, nella figura della sua direttrice Barbara Tasser, e grazie allo sforzo di Claudia Milani, impagabile per l'organizzazione generale.
Nello specifico ci si è focalizzati sul dialogo tra identità e residenza, invitando gli studenti presenti a comporre nei mesi a seguire una loro personale riflessione, in lingua italiana e forma autobiografica, sul tema del rapporto tra cultura italiana e cultura austriaca.
Gli studenti hanno infine inviato alla redazione de “La Gru” tre elaborati, che con molto piacere pubblichiamo sul blog del nostro Portale, nell’auspicio anche che questa forma di scambio culturale tra Università di Innsbruck e “La Gru” continui e si rafforzi.

Gianluca Pulsoni


***

Dove sono le mie radici?
[di Vincenzo Folino]


Vincenzo Folino nasce 14 giugno 1983 nell'ospedale di Bressanone, una cittadina del nord Italia e per la precisione in Alto Adige. Nasce da padre calabrese e madre altoatesina, però di origini italiane per metà venete e per metà pugliesi. Vincenzo è il primogenito di Francesco (detto Franco) e Paola, anche se quest'ultima aveva già un bambino avuto da una relazione precedente. Il nome che i genitori hanno deciso di dare a loro figlio deriva dall'omonimo nonno paterno, il quale scompare quando il nipote è ancora un bambino. Ancora molto giovane il padre di Vincenzo si è trasferito in Alto Adige alla fine degli anni '70 per cercare fortuna al nord. In quegli anni, Franco, ha conosciuto Paola che successivamente sarebbe diventata sua moglie. Il piccolo Vincenzo cresce i primi anni della sua vita nel quartiere rionale di Millan, una piccola frazione di Bressanone, assieme ai suoi genitori e al fratellastro di nome Francesco. All'età di tre anni si trasferisce con la famiglia nel centro della città in cui è nato, dove passerà la sua infanzia e la sua adolescenza. Il ragazzo cresce, Bressanone e l'Alto Adige diventano la sua patria, una comunità dove risiedono gli affetti e le amicizie più strette. In questi luoghi il giovane si sente a casa, sente la stabilità visto che ha sempre risieduto e vissuto in questa zona. Però le sue radici sono altrove, soprattutto quelle paterne cioè le sue origini calabresi. Infatti, Vincenzo è molto legato alla terra di suo padre anche perché vi trascorre quasi ogni anno le vacanze estive. Lì risiedono quasi tutti i suoi parenti da parte del padre, però alcuni sono anche parenti materni, visto che due sorelle della madre si sono legate sentimentalmente a degli uomini di origine calabrese. Il ragazzo è legato in particolare alla nonna paterna, che a sua volta ricambia il suo affetto più che con gli altri nipoti, forse anche perché porta il nome del marito defunto. Il giovane quando si trova in vacanza dai suoi parenti nel meridione sente una forte appartenenza alla comunità calabrese, però gli amici estivi e i ragazzini del posto lo vedono sempre come “il ragazzo del nord” o simpaticamente “il polentone”. Esattamente il contrario avviene dove risiede stabilmente, cioè a Bressanone, dove gli amici di sempre lo targano come “il meridionale”. Questa doppia identità potrebbe risultare molto contrastante per culture e mentalità differenti, però potrebbe anche essere un vantaggio conoscere diversi modi di pensare e di affrontare la vita. Di ciò Vincenzo ne è consapevole e, infatti, è un ragazzo che riesce ad adattarsi ad ogni situazione e a trovarne il lato positivo. Questa unione di più culture lo ha sempre accompagnato nella sua vita, non solo per le sue origini ma anche per il luogo in cui vive. Infatti, in Alto Adige vivono alcune minoranze linguistiche come quella “sudtirolese” e quella ladina della Val Badia e Val Gardena. Forse è anche questo il motivo per cui Vincenzo si sente più calabrese che altoatesino, visto che non fa parte né della comunità “tedesca” né di quella ladina. Le radici, le proprie origini sono qualcosa di certo, di definito sul quale non si può avere un'opinione propria o sul quale discutere anche se l'Alto Adige è la terra in cui è nato e cresciuto, dove ha passato la maggior parte della sua vita e dove ha stretto i legami più forti e duraturi. Fino ai diciannove anni, il ragazzo ha vissuto sempre a casa dai suoi genitori, ha frequentato tutte le scuole nella sua città natale, dalle elementari fino alle superiori. Proprio quando frequentava le elementari, all’età di sette anni, la madre di Vincenzo mette al mondo un altro figlio, Simone. La famiglia si allarga nuovamente nel 2001, quando nascono le tue piccole gemelle, Chiara ed Anita. Nel 2002 il ragazzo, all’età di diciannove anni, decide di intraprendere la carriera calcistica e quindi di trasferirsi per la prima volta lontano da casa. Quell’estate appunto viene ingaggiato dal Mezzocorona Calcio, una squadra che allora militava nel campionato di serie D. La società mette a disposizione del giovane calciatore un appartamento a Trento, una città che dista una decina di chilometri dalla sede del campo d’allenamento. Durante questa sua avventura, Vincenzo, condivide la sua abitazione con altri due ragazzi i quali sono anche suoi compagni di squadra. I suoi due coinquilini erano rispettivamente di Palermo e di Roma, quindi provenivano da due realtà completamente diverse dalla sua. Anche in questo caso la sua identità viene confusa, infatti, i suoi compagni di appartamento lo chiamano scherzosamente “il tedesco” visto che proviene dall’Alto Adige. In ogni caso per un anno Trento diventa la sua residenza, visto che vi risiede stabilmente, anche se non appena ha alcuni giorni liberi corre a casa dalla sua famiglia e dai suoi amici. Il Trentino ha accolto per un anno il ragazzo venuto da Bressanone, è stato un anno intenso in cui ha conosciuto nuove persone, nuovi ambienti, sebbene questa provincia sia molto vicina alla provincia di Bolzano sia geograficamente sia per mentalità e cultura. In effetti, Vincenzo si è ambientato subito a questa nuova realtà, diventando così Trento e soprattutto Mezzocorona quasi come una “seconda casa”. Tutt’oggi conserva degli ottimi ricordi di quell’esperienza e anche i contatti con alcuni amici conosciuti all’epoca sono rimasti. Dopo questa sua avventura in terra trentina, fa ritorno alla sua città d’origine, Bressanone, dove vi rimane per un anno. L’anno successivo si allontana nuovamente da casa per andare in Sardegna e per la precisione a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Anche questa volta si trasferisce per motivi calcistici sebbene molto più lontano dalla sua terra ed anche in questa occasione vi rimane per un anno. Sotto alcuni aspetti la Sardegna, in particolare la Barbagia, quindi la provincia di Nuoro, gli ricorda l'Alto Adige. È una zona in cui si trovano le montagne più alte dell'isola, proprio nel cuore della regione dove si dice che viva l'autentica popolazione sarda. In effetti questa terra ha un qualcosa di particolare ed unico rispetto al resto d'Italia, partendo dalla lingua, infatti il sardo è stato riconosciuto come lingua ufficiale solo dal 1997. Anche la cultura e le tradizioni sono simili, infatti nella Barbagia vi sono alcune feste popolare in cui gli abitanti si travestono con maschere, pelli, corna e campanacci, ciò ricorda molto i krampus cioè persone travestite da diavoli che accompagnano San Nicolò durante la sfilata della ricorrenza dedicata a quest'ultimo che si festeggia in Alto Adige. Un altro aspetto che rende i barbaricini, o in generale la popolazione la sarda, vicini ai sudtirolesi è il fatto che loro si sentano prima che italiani, sardi. Anche gli altoatesini si sentono prima südtiroler (termine tedesco per altoatesino) che italiani, anzi molti non si sentono affatto italiani, proprio come alcuni abitanti della Sardegna. Attraverso la conoscenza di questa nuova comunità Vincenzo è arrivato alla conclusione che anche i sardi come gli abitanti dell'Alto Adige possono quasi definirsi una “minoranza etnica”. Questa terra lo ha accolto all'inizio con un po' di freddezza e forse anche con un po' di diffidenza però, com'è tipico della gente nuorese, si è aperta verso di lui abbracciandola come un figlio. Qui Vincenzo fa numerose conoscenze, molte persone che gli danno affetto e che a sua volta viene ricambiato dal ragazzo. Il giovane altoatesino a Nuoro ha trovato quell'armonia tra due culture che, pur essendo distanti geograficamente, sono molto simili tra loro e questo fa sì che questa città diventi la sua casa, la sua residenza anche se solamente per un anno. Al suo ritorno dalla Sardegna Vincenzo decide di abbandonare parzialmente la sua carriera calcistica e di andare a lavorare come impiegato in un ufficio. Però questa non è la professione che vorrebbe fare per tutta la vita, così nell'autunno del 2007 si iscrive all'Università di Innsbruck al corso di studi per l'insegnamento (Lehramt), con le materie italiano e scienze motorie. L'Austria diventa solo parzialmente la sua nuova residenza, in quanto lo studente si sposta spesso tra l'Alto Adige e la sua sede di studio per motivi calcistici. Infatti, il fine settimana rimane sempre a casa dalla sua famiglia. La città austriaca è diversa rispetto alle altre due precedenti esperienze anche perché, seppur non lontano da casa, all'estero. Qui nasce anche uno spirito patriottico (italiano) maggiore del solito, infatti quando gli viene posta la domanda: di dove sei? Lui risponde: “sono altoatesino però di madrelingua italiana”, enfatizzando quest'ultima parte. Questo per il fatto che molti austriaci hanno un'idea sbagliata dell'Alto Adige, cioè che tutti siano di madrelingua “tedesca”. Ad Innsbruck Vincenzo si trova bene, ha anche conosciuto numerosi amici con cui ha legato molto, sia italiani che austriaci e questo sta a dimostrare che non tutti i tirolesi sono persone chiuse. Forse alcune delle persone che hanno fatto esperienze all'estero sono più propense a fare delle nuove conoscenze al di fuori del solito gruppo di amici. Per concludere, il ragazzo al termine dei suoi studi farà ritorno alle sue origine, nella terra dove è cresciuto, e cioè l'Alto Adige dove metterà probabilmente radici. E quando qualcuno gli domanderà la sua provenienza, lui risponderà che è un altoatesino di madrelingua italiana con origini calabresi.

Vincenzo Folino

*

Residenza e identità
[di Chistoph Rüdisser]


Mi chiamo Christoph Rüdisser. Sono nato l’8 gennaio 1983 a Bregenz, capoluogo dell’Alto Reno/Vorarlberg. Allora, vivo, sono cresciuto ed abito qui. La mia casa è una bella unifamiliare, e qui mi sento bene. Qui ho passato una bella infanzia, sono andato al nido, poi alla scuola materna, dopo, da sei a dieci anni alla scuola elementare di Hard, in seguito al liceo scientifico, successivamente al liceo linguistico di Briganza. Ho fatto la maturità nelle due discipline matematica e tedesco (qui da noi è previsto così) ma mi piacevano molto latino, francese, storia e geografia. Poi ho frequentato un istituto turistico a Bludenz e quello commerciale a Feldkirch. In quel periodo ho compiuto anche il servizio civile all’estero a Iaşi, Romania con il progetto “Nadejda copililor”, vuol dire “speranza per i bambini”. Erano belle esperienze.
Attualmente dal 2005 sto studiando alla facoltà di lingue all’università di Innsbruck.
Mi sento a casa quando sento una lingua conosciuta, non per forza il tedesco. Da noi in Vorarlberg, parliamo un dialetto più vicino allo svizzero. La mia lingua preferita, è infatti l’italiano, con la sua melodia armoniosa, l’intonazione dolce e l’alternanza ben proporzionata di vocali e consonanti. Questa lingua l’ho imparata da piccolo, dato che avevo un nonno italiano e una mamma bilingue. Questa lingua è anche il mio codice segreto per comunicare informazioni segrete e confidenziale, sia a tavola o al telefono. Ma studio anche due altre lingue: francese, lingua chic, con vocali nasali eleganti e lo spagnolo, idioma anche molto soave, però con elementi più duri a confronto dell’italiano. I miei rudimenti di rumeno sono pressoché dimenticati e sussistono solamente nel mio piccolo dizionario, dato che lo non parlo più e siccome non c’è né auto-correzione né tesaurizzazione al computer, non lo scrivo neanche più. Tra un anno intendo fare uno stage trimestrale all’estero: Ravenna, Nizza e Barcellona.
Passo alle cose più divertenti:
Mi piace molto viaggiare , soprattutto andare in spiaggia al mare, siano l’Adriatico, il Tirreno, Mar Ligure o l’Oceano Atlantico. Mi sento ad agio quando sono fra i miei amici, quando mangio un buon piatto caldo con bevande fresche. Mi trovo bene a casa quando vedo la fauna e flora conosciuta, gli animali e la vegetazione consueti. Amo molto i miei animali domestici, i miei quattro gatti e quattro conigli, i due cani, la tartaruga e il pappagallo. Amo anche la fauna selvatica, come le volpi, i lupi i tassi, le lepri e gli scoiattoli, i fiori del mio giardino: i tulipani, i crochi, le rose, i garofani e i narcisi. Da me, il paesaggio è piano, ma si vedono le mezze montagne, che raggiungono anche i 2000 m. Anche se vivo sulla riva di un lago assai grande – il Lago di Costanza – preferisco mille volte di più il Mediterraneo, in particolare la Riviera con le sue spiagge limpide e acque nitide. La bellezza del mare si distingue dai diversi colori e stati delle onde, nelle ore della giornata, secondo le stagioni e conforme alla meteorologia le sfumature di colori variano da un blu tenue, chiaro, grigio fino a diventare scure e agitate
Vivo, spiro e godo con tutti i sensi: amo vedere i colori di tutti tipi di azzurro e le onde mosse del mare, udire lo scroscio della pioggia, il mugghio della risacca ed il mormorio soave del nostro lago, odorare il sapore di sale del mare, annusare il gusto di un bicchiere di vino o un bicchiere di succo di arance appena spremute.
Nelle vacanze di Natale e Pasqua, io e la mia famiglia andiamo sempre in Alto Adige per fare visita ai nostri parenti a Salorno/Salurn in estate e a Malles/Mals in inverno.
Per me, l’Austria non è solo il paese in cui risiedo; è molto di più, è come la mia camera nel studentato universitario internazionale.
Oggi i confini nazionali, in un’Europa riunita, provocano meno problemi che i “cultural clashes” degli immigranti africani, asiatici o arabi. Suona un po’ razzista, xenofobo o patriota, anche se io non lo sono. Ma è un fatto che a confronto alla gente della stessa religione, tradizione e cultura si facilita l’integrazione e l’accettazione reciproca, per esempio, gli altoatesini che sono arrivati nel Vorarlberg al tempo delle opzioni della seconda guerra mondiale s’integrano e se la cavano meglio degli slavi o dei turchi.
Alla fine un proverbio pertinente e valido: “Quando sei a Roma, fai come i Romani”. Ma quando sono per la prima volta in un’altra città, all’inizio devo acclimatarmi, poi adattarmi ed infine insediarmi. Al principio sempre mi compro una pianta della città con le strade, alberghi e le attrazioni.

Chistoph Rüdisser

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Cara amica
[di Nadja Wechselberg]


Cara amica,
mi sembra ancora tanto strano che oggi sia sabato e che non ci vediamo! E visto che ti pensavo, ho deciso di scriverti. Mi manchi, sai? So bene che mi dirai di smetterla e che anch’io me ne ero andata all’estero, in Italia, per quasi un anno e all’epoca eri tu quella senza la sua amica del cuore. Comunque, voglio farti sapere che ti penso moltissimo e mi sto chiedendo come vanno le cose per te, che esperienze stai facendo, se ti manca casa o meno, e tutto ciò mi porta a riflettere sui miei sentimenti e sulle mie esperienze fatte all’estero l’anno scorso.
Guardando indietro, una delle esperienze più interessanti era proprio il confronto e la riflessione continua sul mio “non-essere italiana” e in seguito sul mio “essere austriaca”, sul mio paese d’origine e sulla mia nazionalità, le mie radici e la mia “patria”. Non mi piace tanto questa parola, forse per gli italiani è una parola normale, però l’equivalente tedesco, “Vaterland”, è purtroppo carico di denotazioni assai negative, e lo stesso vale per tutto il concetto del patriottismo. Ritengo sempre molto interessante sentire che in altre nazioni è considerato normale che, per esempio, si canti l’inno nazionale ogni mattina a scuola o che venga appesa al balcone la bandiera nazionale. Da noi, le bandiere austriache si vedono soltanto alle manifestazioni sportive – il patriottismo che riguarda lo sport è l’unico patriottismo visto in modo positivo. Credo una persona con una certa sensibilità sente le contraddizioni che riguardano la patria austriaca – è il paese dei tuoi, il paese in cui sei cresciuto, il paese che ti offre tante possibilità e servizi, dall’istruzione scolastica all’assicurazione sanitaria, e credo che la mia patria abbia contribuito a diventare la persona che sono oggi. Non è che abbiamo meno cose di esserne fieri di altre nazioni: Mozart, Freud e Klimt erano austriaci, ci sono delle città bellissime piene di architettura, storia e arte, ci sono montagne splendide e laghi. La qualità della vita è abbastanza alta, il sistema sociale funziona al meglio, abbiamo una democrazia stabile, ecc. Ma comunque, dicendo “sono austriaca”, la frase comprende sempre anche la storia del secolo scorso che contiene purtroppo tanti eventi negativi relativi all’Austria.
Non so com’è adesso per te, ma mi ricordo di essere stata confrontata tante volte proprio con la storia austriaca-tedesca, con il pregiudizio che da noi tutti gli stranieri venissero trattati molto male, e che gli austriaci (ho fatto l’esperienza che veniamo visti proprio come i tedeschi) fossero tutti nazisti e razzisti, ed è stato difficile indebolire queste opinioni almeno nei confronti della mia persona, per non parlare dell’intera Austria.
Sono austriaca, al cento percento. Genitori, nonni, bisnonni, tutti quanti nati e cresciuti nella stessa zona. È quello che ho sempre pensato. Poco tempo fa però un mio zio grazie ad una ricerca genealogica ha scoperto che la mia famiglia da parte materna ha radici ungheresi, però troppe generazioni fa per sentire ora qualche effetto.
Questa informazione, riportata alla luce soltanto per caso grazie all’interesse personale dello zio, non ha tanta importanza per la mia vita di oggi, però mi piace l’idea che un tempo i miei erano immigrati. Non conosco le circostanze, non so i loro motivi, non so se avevano dei problemi o meno arrivati in Austria, ma ovviamente in seguito la famiglia si è perfettamente integrata e sono diventati austriaci e non più stranieri. Interessante, non credi?
Certo che durante il mio soggiorno in Italia ho sentito anche tanti altri pregiudizi, più innocui di quelli di cui ti ho raccontato prima. Non so quante volte ho visto delle facce sorprese perché a me non piace la birra: “Ma sei austriaca!! Come mai non bevi birra??”
Un altro pregiudizio che sicuramente incontrerai anche tu è quello della puntualità e dell’organizzazione degli austriaci e tedeschi. E infatti, anche se qua in Austria io non sono puntuale, sai che arrivo quasi sempre con qualche minuto di ritardo, in Italia sono comunque la più puntuale di tutti, cioè al corso io arrivavo sempre cinque minuti in ritardo ed ero tuttavia la prima.
Per quanto riguarda l’organizzazione, secondo me, l’Italia è tanto burocratica ma in modo disorganizzato… Per avere la risposta a una semplice domanda si viene mandati da una persona all’altra, da un ufficio all’altro, per poi sentirsi dire che si deve andare a trovare qualcun altro che si trova con ogni probabilità all’altro capo della città. Arrivato là, l’ufficio magari sarà già chiuso poiché hanno degli orari particolari e si impreca un po’ contro la persona che ti ha mandato là ma non si è sentita obbligata ad informarti di quel dettaglio essenziale, ossia che è chiuso. Allora si torna il giorno dopo, solo per venire a sapere che l’unica persona in tutto l’edificio che ti possa aiutare è in vacanza, e cosi via… storia infinita.
Sai che in generale non mi piacciono gli atteggiamenti del tipo “da noi tutto è migliore”, che tanto non è mai vero. È diverso, ma certo, non è questo il motivo per andare all’estero? Nei momenti in cui stavo però per perdere la pazienza cercavo di rilassarmi e stare tranquilla e rimandavo la faccenda da sbrigare al giorno dopo. Qualche volta poi all’improvviso la cosa si risolve inaspettatamente: magari qualcuno che ti sorride e ti ammicca, finisce per risolvere poi il problema in modo non burocratico e servizievole, che fa dimenticare tutto il dispiacere di prima e che trasforma questa storia in un episodio divertente. Ed è proprio questo per me il rovescio simpatico e amabile della medaglia - anche se è proprio questo il modo in cui l’ordine e l’efficienza di un sistema burocratico viene indebolito, no?
Cara, non vedo l’ora di ricevere una tua risposta, voglio sapere tutto ciò che succede durante il tuo soggiorno in Italia!
Nadja

Nadja Wechselberg

martedì 2 novembre 2010

INNER DRAWINGS/DRAWINGS INSIDE - CLAUDIA GAMBADORO - SPAZIO NOVADEA/LIBRERIA PROSPERI, ASCOLI PICENO


Titolo: Inner drawings/Drawings inside
Autore: Claudia Gambadoro
Cura: Elisa Grando
Luogo: Spazio NovaDea-Libreria Prosperi,
largo Crivelli 8 – 63100 Ascoli Piceno (AP)
Coordinamento: Sponge ArteContemporanea
Inaugurazione: sabato 13 novembre 2010 ore 18:00
Periodo: 13 novembre – 15 gennaio 2010
Orario: dal lunedi al sabato, 9.00-13.00 16.00-20.00
Info: (libreriaprosperi@hotmail.it) - tel/fax (0736-259888)

Quid est veritas (?), la terza stagione espositiva della home gallery Sponge Living Space di Pergola (PU), dopo le prime due mostre : Il punctum di Rita, personale di Rita Vitali Rosati ed Aimless, personale di Veronica Dell'Agostino (visitabile fino al 28 novembre 2010), propone il 13 novembre 2010 alle ore 18.00, Inner drawings/Drawings inside, la personale di Claudia Gambadoro a cura del critico cinematografico Elisa Grando.
Con la personale di Claudia Gambadoro, Sponge diventa itinerante, la mostra, infatti, diventa l'inizio della collaborazione con il nuovo
Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno (AP), diretto da Daniele De Angelis.

Claudia Gambadoro utlizza la fotografia e il video per creare installazioni al quale affianca esperienze performative. Perno centrale della sua indagine è lo spazio, inteso come metafora dell’esistenza e territorio di scambio con sé stessa e con il prossimo.
L'artista fa del proprio corpo il soggetto e il punto di partenza dell'opera, ricostruendo cellule abitative, spazi vitali e fittizie scatole domestiche, dove dualismi opposti vivono convivenze impossibili e realtà immaginarie si trasformano in immaginazioni vissute.
Il disegno è il filo conduttore di tutte le opere raccolte nel percorso
Inner drawings/Drawings inside, è il mezzo di cui l'artista dispone per costruire mondi possibili, impossibili, desiderati, dimenticati, progetti, appunti visivi e memorie. L'artista con la sua opera materialzza tutto ciò che non è documentabile in quanto non visibile, non afferrabile o non più esistente.
Claudia Gambadoro ha esposto alla
Kunsthaus Tacheles di Berlino (vincitrice concorso Movin’Up), al Palazzo Le Papesse di Siena, al Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (menzione speciale della giuria per Videominuto, festival internazionale di video), al MART di Trento e Rovereto, alla Galleria Montevergini di Siracusa, al Museo Nazionale Lapidarium di Praga per il Tina b. Contemporary Art festival 2007 e 2008, Arte Fiera Bologna 2008 e Kunstart Bolzano con la Galleria Vernon di Praga, ad Art Paris + Guest con la Fondation Francés di Parigi nel 2010. E' la Vincitrice europea del “Premio Unione Latina per la Giovane Creazione nelle Arti figurative” con una residenza artistica di quattro mesi ed una mostra personale al MAC, Museo di Arte Contemporanea di Santiago de Cile nel 2009. E' finalista alla Fondazione Brodbeck di Catania per il Premio Celeste 2010 nella sezione Installazione, scultura & performance.

La mostra sarà visitabile fino al 15 gennaio 2010 dal lunedì al sabato, 9.00-13.00 16.00 20.00 presso lo Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno. Per ulteriori informazioni contattare il numero: tel/fax (0736-259888) consultare il sito www.spongeartecontemporanea.net