domenica 29 novembre 2009

Tutti vogliono la poesia, ma guai a toccare la politica


Piovono critiche e sfottò su “Calpestare l’oblio”, l’antologia di 42 testi accusata di essere antiberlusconiana

La poesia c’è e sta facendo incazzare il Palazzo. Un e-book di poesia dal titolo Calpestare l’oblio, che raccoglie quarantadue testi di trenta tra i principali poeti di oggi (Roberto Roversi, Gianni D’Elia, Alberto Bellocchio, Giuliano Scabia), nato per iniziativa del giovane e battagliero sito di poesia La Gru (www.lagru.org), poi diffuso sui siti di Micromega, Reset e dell’Unità, sta mandando in cortocircuito la stampa italiana.

Fioccano gli articoli per criticare l’operazione: l’accusa più citata è quella dell’ennesimo gesto antiberlusconiano. In realtà si tratta di poesia che parla delle lacerazioni dei nostri giorni: Berlusconi c’entra perché è uno dei principali attori, se non responsabili. Ma quello che sorprende di più è come un’antologia di poesia susciti tutta questa agitazione. Manco se tra i poeti figurasse l’esimio Sandro Bondi. Forse c’è qualcosa di più profondo. Detto molto brutalmente: forse l’alzata di scudi che c’è stata evidenzia il problema dei problemi? La volontà cioè da parte di questo governo, con le sue propaggini informative, di azzerare il senso critico e rendere l’omologazione l’unico modo di agire e pensare. Questo Governo ci vuole tutti lobotomizzati. E l’idea che un mezzo di comunicazione da sempre ribelle e critico come la poesia – che è, sì, apparentemente sommersa e nascosta ma in realtà gode di grandissima salute e grandissima energia – possa mettere in luce tutto ciò, fa tremare le vene ai polsi di politici, governanti, direttori di giornale compiacenti e mass media più o meno a zerbino.

Perchè una cosa questi signori la sanno. Sanno che i giovani vogliono poesia. Gli adulti vogliono poesia. Tutti vogliono poesia. Contro il grigiore dei propri tempi e delle proprie vite. Cioè tutti vogliono vivere emozioni, pensare con il proprio cervello, comunicare e confrontarsi.

Il problema allora qual è? Che questo vuoto esistenziale viene di solito colmato con quello che c'è, che è di pessimo livello: da X Factor al Grande Fratello, da Porta a Porta ad Amici. Però se c'è qualcosa di intenso e profondo, gli italiani lo scelgono con piacere: emblematico il caso dello special con Saviano che ha fatto più ascolto di X Factor.

Che i giornali di destra si sentano in dovere di attaccare (attaccare, non criticare) l'antologia non è poi così prevedibile. Si diceva: la poesia è scomparsa dai quotidiani. Certo, quella innocua, petrarchesca, che non dà fastidio - cioè il 99,9% ahimè della poesia italiana. Ma quella che si confronta con la realtà, con la politica, quello 0,1%, be' quella percentuale per quanto bassa è maledettamente fastidiosa. A quanto pare.

Che sul Corriere della Sera si scomodi addirittura un pezzo da novanta come Pierluigi Battista, ci sembra eloquente. Poi c'è l'approccio generale dei giornali, che è quello tipico della censura quando vuole apparire distaccata e neutra: lo scherno. E questo è piuttosto preoccupante: non si critica l'operazione in maniera seria e dettagliata (legittimo, anzi quanto mai auspicabile), ma si cede allo sfottò. Dunque si scelgono i versi meno riusciti su centinaia di versi efficaci e memorabili, per puntare il dito e dire: "Vedete, che inutile e compiaciuta retorica!". Veramente la retorica è nelle canzonette e nei filmetti che tutti i mass media si precipitano a celebrare ogni giorno. Si tirano in ballo i grandi poeti della passata tradizione civile, come a dire: "Loro sì che valevano".

Veramente proprio quei grandi poeti civili or ora menzionati subivano ai loro tempi lo stesso trattamento, se non di peggio. Insomma non si elabora un pensiero, ma si producono degli slogan. Quando invece quell'antologia basterebbe leggerla, per scoprire che ci sono poeti di livello internazionale come Roberto Roversi, il decano dei poeti italiani, amico intimo di Pasolini; Gianni D'Elia, amato da Luzi e Fortini; Alberto Bellocchio, fratello del regista Marco e finissimo poeta; Franco Buffoni, illustre comparatista che le migliori tradizioni ci invidiano; Stefano Sanchini, brillante filosofo emigrato in Francia, etc.

Un po' come se - si parva licet - della Divina commedia si scegliessero i cinque o sei versi meno riusciti per dire: "Ma guardate che schifezza, quel Dante non sapeva tenere la penna in mano". Be', troppo facile. Inutile dire che un atteggiamento del genere fa torto all'intelligenza degli estensori degli articoli.

Loro, ovviamente, non lo ammetteranno mai, ma forse c'è qualcosa che li infastidisce nel profondo. Perchè, evidentemente, c'è qualcosa nel cuore e nella testa degli italiani che non si riesce ancora a controllare e orientare come si vorrebbe.

Forse questo e-book, nato in modo così artigianale e naturale, è l'inizio di qualcosa di nuovo e importante. Che è poi qualcosa di antico e vitale: vivere, emozionarsi, sentire, pensare.


Flavio Santi (Gli altri, 29 novembre 2009)

venerdì 27 novembre 2009

Comunicato stampa: La differenza tra calpestare l’oblio e calpestare la verità

La differenza tra calpestare l’oblio e calpestare la verità
Comunicato stampa
In questi giorni abbiamo assistito ad un piccolo miracolo, un feroce ed organizzato attacco da parte degli organi di informazione legati al potere politico (Il Giornale, Il Corriere della Sera, Libero, Il Foglio, La zanzara) contro un e-book di poesia, “Calpestare l’oblio”, liberamente scaricabile dal sito de “La Gru” (www.lagru.org), che consiste nell’unione di trenta poeti italiani “contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana”.
I toni sono per lo più dileggiosi e volti ad operare una riduzione macchiettistica finalizzata allo sfottò nei confronti dei partecipanti, dipinti come una “corazzata Potëmkin” (Il Giornale) di vecchi ed “oscuri” (Libero) poeti nostalgici del ’68 e carichi di “odio” nei confronti di Silvio Berlusconi (Il Giornale, Il Foglio), e nei confronti dell’operazione in sé rinominata “Poeti contro Silvio” (Il Giornale).
Alcune precisazioni.
1) I nomi
Al di là di autori più anziani e di facile riconoscibilità come Roberto Roversi (1923), Giuliano Scabia (1935), Alberto Bellocchio (1936), Maurizio Cucchi (1945), Franco Buffoni (1948) e Gianni D’Elia (1953), e al di là anche dei più giovani ma già conosciuti Alba Donati (1960), Giancarlo Sissa (1961) e Maria Grazia Calandrone (1964), l’antologia “Calpestare l’oblio” è costituita per i suoi due terzi da poeti della nuova generazione, nati negli anni ’70 ed ’80. Per la precisione, da alcuni dei suoi esponenti di maggiore rilievo come Flavio Santi, Massimo Gezzi, Marco Giovenale, Enrico Piergallini, Luigi Socci, Martino Baldi, Matteo Zattoni o Raimondo Iemma, di cui chiunque abbia una pur vaga familiarità con la storia critica della poesia italiana degli ultimi quindici anni è a conoscenza.
Domanda: le redazioni culturali dei quotidiani italiani di oggi hanno una pur vaga familiarità con la storia critica della poesia italiana degli ultimi quindici anni o la ignorano completamente?
2) Gli stili
Gli autori contenuti nell’antologia “Calpestare l’oblio” sono di diversa provenienza estetica, vale a dire che l’opera risultante è assolutamente eterogenea nei contenuti e negli stili di scrittura. Si va dall’intervento civile alla meditazione metafisica sul tema della memoria, dal poemetto espressionista alla radiografia post-human della mutazione antropologica, così come formalmente si passa dal metro tradizionale alla prosa ritmata, o dal genere lirico allo sperimentalismo narrativo.
Ridurre a genere anti-berlusconiano un’antologia vasta e densa di autori e di percorsi, è solo l’ennesima offesa che la destra italiana rivolge volgarmente alla poesia contemporanea.
Basti perlomeno ricordare il celebre intervento “Il poeta povero? Ormai è un falso mito” (Il Giornale), uno degli innumerevoli sfottò nei confronti dell’arte più umiliata, ferita ed offesa dall’ultimo trentennio di storia nazionale.
“Calpestare l’oblio” vuol dire anche che i nuovi poeti italiani non intendono più restare in silenzio di fronte allo sfacelo culturale del proprio Paese, sfacelo che se può essere definito sinteticamente “berlusconismo”, più propriamente è la Storia del trentennio dell’interruzione culturale e della colonizzazione televisiva della società italiana.
3) I temi
Contro questo Trentennio di interruzione culturale i poeti di “Calpestare l’oblio” si ribellano. Essi dicono anche che l’ideologia della separazione, per cui alla poesia sarebbe dato di occuparsi solo del bello e del poetico, è finita.
I poeti di “Calpestare l’oblio” reclamano il proprio diritto alla cittadinanza nella Polis del dibattito politico e culturale.
I temi del pretesto antologico (La memoria della Resistenza, la resistenza della memoria) sono definiti dal giovane storico Luigi-Alberto Sanchi in apertura dell’e-book “Calpestare l’oblio”, introduzione la cui lettura avrebbe forse consentito ai giornalisti che si sono occupati in questi giorni del caso dei “poeti in rivolta”, una lettura più pertinente e consapevole dei fatti.
4) “Calpestare l’oblio” non è un lavoro antologico concluso, l’azione va avanti e tutti i poeti italiani sono invitati ad unirsi inviando alla redazione de “La Gru” un proprio testo poetico che sottoscriva il nostro atto di rivolta culturale e poetica contro l’ideologia italiana della separazione, contro l’oblio dello spettacolo, per la resistenza umanistica e della memoria repubblicana.
Venerdì otto gennaio, dalle ore 18 sino a tarda notte, “Calpestare l’oblio” sarà un’assemblea di poeti ed intellettuali, con reading e concerto musicale, presso il locale “Beba do Samba”, nel quartiere San Lorenzo di Roma.
In tale occasione sarà presentata l’antologia rinnovata e definitiva di “Calpestare l’oblio”.
Con invito alla riproduzione e diffusione del comunicato
Per la Redazione de "La Gru", D.N.

lunedì 23 novembre 2009

La poesia al tempo di B.

Davide Nota [Il fatto quotidiano, 20 novembre 2009]


«Ma siamo oggi./ Gli individui esistono solo morti./ I borghesi sono tutti gli uomini./ I poeti, i soli uomini individui,/ sono spesso dei borghesi o dei morti.” (Gianni D’Elia, Non per chi va). La grande disfatta della poesia italiana contemporanea inizia nel 1975: Eugenio Montale riceve il Premio Nobel, Pier Paolo Pasolini viene barbaramente assassinato. Per l’ultima volta, sebbene per due motivi sciaguratamente dissimili, i volti di due poeti entreranno nelle case degli italiani. Per l’ultima volta la poesia italiana darà il suo contributo iconografico al sistema culturale e identitario nazionale. La seconda data chiave è il 1976: il movimento studentesco si guarda negli occhi durante il secondo ed ultimo Festival del Parco al Lambro di Milano, Telemilanocavo inizia a trasmettere via etere. Nel 1978, mentre le Brigate Rosse rapiscono ed uccidono Aldo Moro, Silvio Berlusconi acquisisce Telemilano. Ciò che segue è la storia del Trentennio (definizione di Giampiero Marano, su «La Gru», ed anche un titolo di prossima uscita di D’Elia) della interruzione culturale e della società dello spettacolo italiana.
Se la prima generazione del post-moderno poetico nazionale (Bellezza, Buffoni, Cucchi, De Angelis, Magrelli, D’Elia etc.) può ancora godere della disponibilità di alcuni grandi editori, di una capillare distribuzione per librerie e soprattutto di una discreta attenzione critica, la generazione successiva, quella dei cosiddetti poeti nel limbo (definizione di Marco Merlin), è la prima a vivere e subire integralmente la drammatica condizione dell’oblio totale del poeta all’interno della società italiana. Nel naufragio del disimpegno programmatico affoga la figura del poeta-intellettuale.
«Ma siamo oggi», à la fin de la décadence berlusconiana, in un Paese culturalmente devastato che ignora i propri poeti al punto da pensare che siano tutti morti.
Invece i poeti italiani esistono e resistono, nel sottobosco non rappresentato della Storia nazionale. Le nuove leve fertili e tradite.
Certo, siamo abituati ad una destra che, consapevole dell’inconsistenza critica del proprio avversario, cerca di vendersi come la cura al male da lei stessa procurato. E siamo anche abituati ad una sinistra sempre pronta ad imitare quello stesso male. Eccoci così di fronte al nuovo paradosso della storia ultima nostra: il mecenatismo culturale dei berluscones.
Le rubriche di critica poetica scompaiono dai giornali della sinistra italiana per trovare invece largo spazio su «Libero», «Il Giornale», «Avvenire», o su «Il domenicale» di Marcello Dell’Utri ed Angelo Crespi, attuale consulente del Ministro Sandro Bondi. In quota C.L. il poeta Davide Rondoni lancia e lega a sé tutta una generazione di autori di venti e trent’anni, al contempo fondando una e-fanzine di poesia e cultura militante, «ClanDestino-zoom», un cui recente editoriale titolava “Perché non possiamo non dirci berlusconiani”.
Dall’egemonia al revisionismo il passo è breve. Ed ecco le opere di Baudelaire, Rimbaud e Pasolini rilette e diffuse di pubblicazione in meeting secondo una chiave clericale e conservatrice, in un processo inarrestabile di dequalificazione terminologica, appropriazione iconografica e manipolazione ideologica. Intruppare per disinnescare, o per inibire. Un tempo avremmo tutto ciò chiamato “questione culturale”, perché poesia (insegnavano Vittorini e Fortini, dalle pagine de «Il Politecnico») non è soltanto il piacere di leggere bei versi ma quello, anche, di comprendere un’azione estetica, e perciò filosofica, e perciò politica, agita sul corpo del mondo.
Qualcuno dei nostri saprà ancora comprenderlo? Salviamo la poesia italiana dall’oblio dello spettacolo, e dall’abbraccio pesante dei suoi vecchi assassini.

venerdì 20 novembre 2009

Ivan Crico, Con il colore dell'amianto

CON IL COLORE DELL'AMIANTO

Costruivamo una vita, all’ombra
dei Cantieri. In alto, tuo padre
ed io, respiravamo una polvere chiara
di morte, colpo dopo colpo, mentre
il tetto dei nonni spariva, spariva
per proteggerci dal cielo quando con il colore
dell'amianto freddo soffiava il gelo da oltre
il confine. La polvere dalle fibre
delle tute a quelle del respiro

di tanti - alle fibre della fine
dei giorni ci incardinava prima, sempre
troppo prima del nostro tempo. Non aveva
mani come le nostre. Un cuore come il nostro
dai sogni visitato, chi nel nulla di ricche case
lontane non sporcava, come noi, le sue mani
per avere la luce dolce dai vigneti
sulla sua tavola

mentre ad un’altra luce - luce
a lui negata - ci consegnava.


Nella zona di Monfalcone, dove sono nato, la città che si vanta di costruire "le più grandi navi da crociera del mondo", quasi ogni famiglia ha almeno un parente ammalato o morto a causa dell'amianto. Si parla di 20.000 morti potenziali fino ai prossimi vent'anni ma moltissime sono le persone scomparse negli scorsi decenni senza conoscere la causa reale del loro decesso. Una strage silenziosa che non ha colpito soltanto gli operai ma, spesso, anche le mogli o le figlie che lavavano le loro caratteristiche tute blu (chiamate, nella nostra antica parlata bisiaca, "terlìs"). Una vera e propria divisa per intere generazioni, impiegata anche per fare i lavori di casa o nell'orto quando si andava in pensione. Una divisa senza medaglie, la cui unica decorazione era quella polvere lucente e assassina.L'uso dell'amianto era così diffuso e ovunque promosso che dai Cantieri Navali gli operai portavano a casa pezzi di scarto per riparare tubazioni, costruire piccole tettoie per le galline o i conigli. Un materiale facile da posare, economico, con cui si costruivano spesso anche tetti interi di capannoni o delle case più povere. Poi, quando si doveva sostituirlo, lo si sbriciolava a colpi di mazza. Con tutto ciò che ne consegue. L'innocenza di migliaia di persone è stata avvelenata da chi, nelle stanze segrete, conosceva da decenni la pericolosità tremenda di questo materiale. Dirigenti che si sono arricchiti a dismisura (costruendosi, anche qui, ville bellissime e ovviamente prive di strutture in amianto): strappando mariti, mogli, figli all'affetto dei loro cari. Persone che ancor oggi non hanno pagato (e forse non pagheranno mai) il loro conto. Ma molto si è fatto in questi anni e, in questo momento, qualche raggio di luce si profila all'orizzonte. Sempre troppo tardi, però. La vita non ha prezzo anche se qualche risarcimento, forse, arriverà. Chissà, vedremo.
*
Ivan Crico
Nato a Gorizia nel 1968, ha vissuto a Pieris fin dalla nascita. Attualmente risiede in un antico ed isolato borgo rurale del Friuli, a Tapogliano. Ha iniziato gli studi artistici nel 1981 diplomandosi in pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia.A partire dal 1983, ha iniziato ad esporre in numerose collettive in Italia e all'estero. Dal 1995 ha iniziato ad interessarsi anche alla decorazione antica e al restauro, lavorando in seguito a grandi lavori di ricostruzione di affreschi in prestigiose ville e palazzi storici. Dal 2002 è stato invitato a tenere dei corsi d'alta decorazione all'Istituto Statale d'Arte di Gorizia.Dopo essersi inizialmente segnalato come poeta in lingua, nel 1989 ha cominciato ad impiegare anche il nativo idioma veneto “bisiàc”, Suoi testi poetici e saggi critici sono apparsi, a partire dal 1992, sulle maggiori riviste italiane come "Poesia", “Lengua”, “Diverse Lingue”, “Tratti", "Frontiera”. Nel dicembre 1997 ha pubblicato Piture, a cura di Giovanni Tesio, per l'editore Boetti di Mondovì e nel 2003, per il Circolo Culturale di Meduno, con prefazione di Antonella Anedda, Maitàni (“Segnali di mare”). Nel 2006, per le edizioni del Consorzio Culturale del Monfalconese è uscita la plaquette “Ostane” (“Germogli di rovo”) e nel 2007 la raccolta "Segni della Metamorfosi" per le edizioni della Biblioteca di Pordenone. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta "De arzent zu" per l'Istituto Giuliano di Storia e Documentazione di Trieste.Della sua poesia si sono occupati i maggiori critici italiani da Brevini a Tesio, da Villalta a D’Elia.Per diversi anni ha organizzato, nell'antica chiesa di Santa Maria in Monte a Fogliano (GO) incontri di poesia con poeti italiani, esteri e in dialetto accompagnati da importanti musicisti. Figura tra i nove autori selezionati per l’antologia "Tanche giajutis" curata da Amedeo Giacomini, che comprende i poeti più significativi nei dialetti e le lingue minori degli ultimi decenni del Friuli Venezia-Giulia. Suoi testi compaiono nell'antologia "I colors da lis vos" curata Pierluigi Cappello, Associazione Culturale Colonos, 2006, e nel libro "Cinquanta poesie per Biagio Marin", a cura di Anna De Simone, Fabrizio Serra Editore, Roma, 2009. Nel 2009 ha ricevuto il maggior riconoscimento dedicato in Italia ai dialetti e alle lingue minoritarie, il "Premio Nazionale Biagio Marin".

mercoledì 18 novembre 2009

Sono usciti i "Riscritti corsari" di Gianni D'Elia (Effigie, 2009)


Gianni D'Elia, Riscritti corsari (Effigie, 2009; 174 pp.)
a cura di Davide Nota
introduzione di Furio Colombo

*

"A noi hanno raccomandato un silenzio spontaneo, come se illegalità e istituzioni fossero la stessa cosa. Sta scritto in queste pagine che non abbiamo ubbidito; sta scritto in queste pagine che, benché invecchiati, benché molto meno giovani, non ubbidiremo." (Furio Colombo)

"Questo libro sia dunque la ferma testimonianza di una “resistenza culturale”, da parte della poesia italiana, contro l’omologazione della politica parlamentare. E siano anche, questi scritti, davvero un invito all'unità, di lotta e di speranze, perché Sinistra torni ad essere, innanzitutto, una Comune sentimentale, e non più soltanto un domicilio tecnocratico. Solo una nuova stagione di “Antropologia corsara”, e cioè di poesia e di analisi, marxismo eretico e nuovo umanesimo, cristianesimo socialista e passione illuministica per la verità, sarà in grado di risvegliare e rifondare questo nostro utopico Paese." (Davide Nota)

"E allora, eccoli qui, questi «Riscritti corsari», che sono anche un piccolo diario critico della poesia recente. La confusione democratica è sovrana, senza Unità della Sinistra e senza Unione del Centrosinistra. C’è chi corre solo, ma gli altri arriveranno. Non possiamo che essere dissidenti, come gli artisti nelle mansarde, a ribadire quattro no leopardiani: no al dominio del denaro; no al dominio dell’opinione (oggi immagine, società dello spettacolo); no al cinismo politico; no al trasformismo culturale. No al silenzio storico sulla nostra rovina collettiva." (Gianni D'Elia)

sabato 7 novembre 2009

OLOMETABOLIA - SIRIA BERTORELLI / BEATRICE PUCCI - SPONGE LIVING SPACE, MEZZANOTTE DI PERGOLA - ARTEINSCACCO, VERCELLI

Siria Bertorelli


Beatrice Pucci


dal 7 novembre al 5 dicembre 2009

inaugurazione 7 novembre ore 18.00
Sponge Living Space
via Mezzanotte 84, Pergola (PU)
+39 339 4918011
+ 39 339 6218128
www.spongeartecontemporanea.net
pressoffice@spongeartecontemporanea.net
Arteinscacco
via Morosone 18, Vercelli
+39 346 3914813
www.arteinscacco.it
info@arteinscacco.it

visita su appuntamento
artisti: Siria Bertorelli, Beatrice Pucci
curatore: Simonetta Angelini

La stagione espositiva 2009-2010 di Sponge Artecontemporanea al suo secondo appuntamento apre i propri spazi insoliti di creazione di senso alle suggestioni di Olometabolia, doppia personale con i lavori di Siria Bertorelli e Beatrice Pucci con la cura di Simonetta Angelini.
Il dialogo artistico diventa luogo di spostamento, di trasformazione della percezione, di comprensione del transito. Gli spazi di Sponge sembrano farsi bozzolo, luogo di alterazione di forma e senso.

Olometabolia è metamorfosi di insetto. Si è come l’enorme essere in mutamento di Kafka, come grandi lepidotteri dentro un bozzolo. È trasformazione, alterità di identità e di percezione. L’individuo perfetto esce dallo stadio di passaggio in forma completamente diversa rispetto allo stadio di partenza.
I linguaggi diversi delle due artiste, che lavorano con la grammatica dell’animazione in stop motion e con un fare da illustrazione che sa sovrapporre e dislocare con essenzialità, danno consistenza e densità al mistero del passaggio. L’arte sa abitare le soglie, i limiti, collocandosi arcanamente tra l’essere stato e non essere ancora, attraverso la deviazione e il dislvelamento, attraverso un percorso dentro un bozzolo, dentro un passaggio.

L’inaugurazione di Olometabolia è prevista per il giorno 7 Novembre 2009 alle ore
18.00 contemporaneamente negli spazi Sponge di Pergola e della galleria Arteinsacco di Vercelli. La mostra sarà visitabile fino al 5 dicembre 2009.
Per informazioni consultare il sito: www.spongeartecontemporanea.net

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