venerdì 25 settembre 2009

LA SCIMMIA PENSA, LA SCIMMIA FA - MASSIMO FESTI - SPONGE LIVING SPACE, MEZZANOTTE DI PERGOLA - ARTEINSCACCO, VERCELLI


dal 26 settembre al 25 ottobre 2009
inaugurazione 26 settembre ore 18.00
Sponge Living Space
via Mezzanotte 84, Pergola (PU)
+39 339 4918011
+ 39 339 6218128
www.spongeartecontemporanea.net
pressoffice@spongeartecontemporanea.net
Arteinscacco
via Morosone 18, Vercelli
+39 346 3914813
www.arteinscacco.it
info@arteinscacco.it

visita su appuntamento
artista: Massimo Festi
curatore: Susanna Ferretti


Sponge Living Space riapre la stagione il 26 settembre 2009 con la personale di Massimo Festi, La Scimmia pensa, la scimmia fa, a cura di Susanna Ferretti.

Lo spazio, un casolare di campagna dell’entroterra marchigiano con il quarto appuntamento del progetto Sponge Living Space diventa uno tra i luoghi più curiosi nel quale allestire una mostra d’Arte Contemporanea. Il nuovo spazio è una piattaforma underground nel quale artisti, curatori e critici fondono le proprie esperienze in un ambiente di totale libertà. Ogni ambiente del casolare si caratterizza per il colore diverso di ogni stanza, ogni stanza racconta una storia, le storie ovviamente sono quelle degli artisti. Le storie, in questo caso, sono quelle dei personaggi che popolano l’opera di Massimo Festi. La scimmia Pensa, la scimmia fa oltre ad essere un omaggio a Chuck PalahniuK, non è altro la storia di un qualcuno che vuole essere raccontato.
L’artista, come un trovatore porta in scena il contrapporsi e la distanza tra carnalità e realtà dei fatti. I personaggi di Massimo Festi muovono le proprie sorti tra realtà e fantasia. Talvolta la realtà supera la fantasia, ed è proprio in questo frangente, quando il confine è oltrepassato che i personaggi diventano icone della contemporaneità o meglio secondo l’artista stesso antiumanesimo d’icone universali.

L’opera dell’artista, inoltre, sarà presentata lo stesso giorno sia nello Sponge Living Space di Mezzanotte di Pergola sia presso gli spazi di Arteinscacco di Vercelli. La mostra in entrambi gli spazi sarà visitabile fino al 25 ottobre 2009 su appuntamento. Per info contattare i numeri seguenti: Sponge Living Space, Mezzanotte di Pergola, +39 339 4918011, + 39 339 6218128 Arteinscacco, Vercelli, +39 346 3914813

giovedì 17 settembre 2009

PASSEGGIATA ADRIATICA - GIUSEPPE RESTANO - GALLERIA MARCONI, CUPRA MARITTIMA



dal 20 settembre al 18 ottobre 2009

inaugurazione 20 settembre ore 18.00
Galleria Marconi
corso Vittorio Emanuele 70, Cupra Marittima (AP)
www.siscom.it/marconi
galleriamarconi@vodafone.it
ingresso libero
artista: Giuseppe Restano
curatore: Renato Bianchini
testo critico: Francesca Baboni



Domenica 20 settembre alle 18.00 la Galleria Marconi di Cupra Marittima propone il primo appuntamento della rassegna Non lo so e non lo voglio sapere.
Ad inaugurare il ciclo di mostre nella stagione 2009 2010 è Passeggiata Adriatica, personale di Giuseppe Restano organizzata in collaborazione con la galleria White Project di Pescara.
La Mostra è a cura di Renato Bianchini e si avvale del testo critico di Francesca Baboni.

“Giuseppe Restano racconta il suo mare. E lo fa con quella sua tecnica peculiare e raffinatissima che lo avvicina ad una visione pop per l'iconografia quotidiana prescelta ed al contempo ad una figurazione iperrealista di nicchia che si riallaccia ad una tradizione pittorica di altissimo livello.
Pochi elementi selezionati per delineare il suo personale e rarefatto paesaggio marino, tracce visive e linee geometriche che s'incontrano, si scompongono e ricompongono a formare pezzi di canoe, rilievi dei tetti delle cabine viste di scorcio, gambe al sole. Particolari che assumono, nella rappresentazione di sapore quasi metafisico, che non presenta una chiara focalizzazione, un significato universale ed archetipico”. (Francesca Baboni)

Non lo so e non lo voglio sapere non è solo una risposta, è anche una provocazione, un atteggiamento e in fondo una forma di agnosticismo, che nel caso dell’arte potremmo definire culturale. È un modo per affrontare i grandi quesiti dell’umanità: da dove veniamo? Dove andiamo? Perché il dolore? Perché le patate al forno sono sempre troppo poche?
Una risposta spesso comoda, a volte sconvolgente, che esprime una volontà di ignoranza che è molto lontana dall’affermazione socratica che il vero saggio è colui che sa di non sapere. Non c’è nessuna tensione alla conoscenza, nessuna curiosità, solo distacco e indifferenza.
Spesso davanti a una proposta di tipo artistico questa frase arriva e fa un po’ male. Chi la adotta può sembrare un po’ fuori dal tempo, ma in verità spesso appartiene a una maggioranza, nemmeno troppo silenziosa.
Sarebbe legittimo adesso rispondere alla domanda: perché intitolare in questa maniera una rassegna di mostre?
La risposta in fondo è già nel titolo


On Sunday 20th September at 6.00 p.m. Marconi Gallery of Cupra Marittima presents the first appointment of the exhibitions I don't know and I don't want to know. Giuseppe Restano sole exposition is opening the series of exhibitions of 2009-2010 season and it is organized in cooperation with the gallery White Project of Pescara. The exposition is curated by Renato Bianchini with the critical text by Francesca Baboni.

“Giuseppe Restano tells his sea. He does it using his characteristic and very refined technique, which draws him close to a pop vision for the chosen daily iconography but, at the same time, to an hyper realistic figure, typical of a pictorial tradition of a very high level. Few elements are selected in order to sketch his personal and refined sea landscape: visual signs and geometrical lines are matching, they get dismantled and reassembled in order to make parts of canoes, foreshortened roofs of huts, legs sunbathing. They are details that take a universal and archetypal meaning in the representation of a quite metaphysical look, without having a clear highlighting". (Francesca Baboni)

I don't know and I don't want to know isn't just an answer, it's also a provocation, an attitude and, after all, a kind of agnosticism, that about art we could say cultural. It is a way to face the great questions about mankind: where do we come from? Where do we go? Why sorrow? Why baked potatoes are never enough?
An answer which is often convenient, sometimes upsetting. It expresses the will of ignorance, that is very far from the Socratic statement following which, the real wise man is the one who knows he doesn't know. There isn't any will for knowledge, no curiosity, only detachment and indifference.
This sentence is often made in front of an art proposal and it hurts a little. The one who says it may seem a bit out of the time, but he really is often one of the not too much silent majority.
It would now be legitimate to answer the question: why such a title for a program of expositions?
The answer is already in the title, after all.

la recensione su exibart: http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=29035&IDCategoria=1

martedì 15 settembre 2009

Caro Piero Sansonetti, perché non dovevi andare a “Porta a porta”

Caro Direttore Piero Sansonetti,

credo che questa volta la sua presenza nel salottino di “Porta a porta”, durante la puntata imperiale dedicata alla consegna delle prime case ai terremotati abruzzesi, sia davvero un errore imbarazzante, grave e grossolano.
Volente o nolente lei presterà il suo corpo, il suo ruolo di rappresentante della sinistra, ai buffetti del capo anomalo di un governo di estrema destra nel bel mentre di un assedio pericoloso e greve, da parte del potere politico post-piduista in atto, nei confronti degli ultimi residui di giornalismo non allineato al pensiero unico governativo.
La giustificazione da lei apportata (su “L’altro” di oggi 15 settembre) per cui “la televisione non è il demonio” è una scappatoia retorica priva di contenuti, dato che si sta parlando di altro e dato che l’emergenza democratica che stiamo vivendo nelle ultime settimane, e che è alla base della manifestazione indetta per il 19 settembre a Roma, ha proprio oggi, e precisamente in questa puntata di “Porta a porta” e in tutto ciò che essa rappresenta (l’instaurazione di un giornalismo ufficiale di Stato, la censura totalitaria di ogni giornalismo non allineato), la sua più esplicita e violenta manifestazione.
Non stiamo parlando, dunque, soltanto di linguistica o di metodologia delle comunicazioni.
Con questo potere, che fu eversivo e che ora si è fatto napoleonico, lei non potrà confrontarsi e lo sa bene, ma solamente prestarsi ad una simulazione indegna di pluralismo, che potrà forse convenirle per pubblicizzare la sua (ed anche nostra) nuova testata, ma che sinceramente sbigottisce e disorienta tutto quel popolo della sinistra plurale e diffusa che vorrebbe tentare di riconoscersi nella federazione di partiti e movimenti che cerca di unire Nichi Vendola ed anche nel suo quotidiano.
Invece, proprio come nei migliori piani di Bruno Vespa, Berlusconi e il suo entourage, la palesazione del fascismo in atto sarà oggi coperta dalla sua presenza.
Non si tratta solamente, e lei sa bene anche questo, di uno scontro tra Floris e Vespa, tra Partito democratico e PDL (e foss’anche non sarebbe di certo sottovalutabile trattandosi nel caso della censura totalitaria della voce del principale partito dell’opposizione parlamentare). Si tratta però di ben altro, e cioè della repressione sistematica ed organizzata di ogni voce di critica pur flebile del presente ed oppositiva all’egemonia del governo Bossi-Berlusconi, non importa se legata alla sinistra, al centro, alla Chiesa, o persino alle stesse correnti interne alla maggioranza, come dimostra l’ultimo livido episodio dell’intimidazione di Feltri-Berlusconi nei confronti del Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Dopo il siluraggio di Boffo, la censura del film Videocracy, il boicottaggio di “Anno zero”, lo smantellamento sostanziale di “Report”, le intimidazioni contro “La Repubblica”, “Tg3”, “Che tempo che fa” e “L’Unità”, le intimidazioni al Presidente della Camera, la sospensione di “Ballarò” ed anche di “Matrix” per dare spazio ad una trasmissione di propaganda imperiale “tagliata su misura”,(parole di Bruno Vespa), lei ha deciso ugualmente di partecipare ad una conversazione truccata nel salottino buono del Palazzo dove il cronista ufficiale del governo Bossi-Berlusconi celebrerà il suo datore di lavoro, proprio nei giorni in cui quest’ultimo sta operando lo smantellamento definitivo della Rai ed instaurando un regime comunicativo repressivo e censorio, in contemporanea a quello xenofobo e repressivo nei confronti di tutti i diritti, individuali e dei lavoratori già in atto da oltre un anno nel nostro Paese.
In questa contingente situazione, caro Direttore, ai salottini dello spettacolo si partecipa solo per bruciarne la scenografia (culturale e politica), al costo dell’esilio; oppure si salta il turno, unitariamente a tutte le altre opposizioni, per smascherarne la finzione.
Rifiutare lo specchio narcissico dell’idealismo duropurista, sporcarsi gramscianamente le mani nel magma della realtà comunicativa e linguistica, non può voler dire essere accondiscendenti fino alle degenerazioni della pura e semplice connivenza.
In questo clima di assedio totalitario, caro Direttore Piero Sansonetti, la celebrazione ufficiale del leader andava contestata radicalmente e unitariamente, assieme a tutte le opposizioni, parlamentari ed extraparlamentari, partitiche e movimentistiche.
Per il suo (nostro) particulare interesse di frazione politica e di giornale, ha infranto il fronte dell’opposizione e offerto un accappatoio al re che era semi-nudo.
Caro Direttore Piero Sansonetti, credo davvero che lei abbia fatto un gravissimo errore.


Davide Nota

venerdì 4 settembre 2009

KASPITERINA - ARTISTI DA MATTI - GIULIA CORRADETTI / DANIELE CAMAIONI - RISTORANTE BORGO ANTICO, GROTTAMMARE ALTA


Daniele Camaioni



Giulia Corradetti

dal 6 settembre al 19 settembre 2009
inaugurazione 6 settembre ore 19.00
Ristorante Borgo Antico
via S. Lucia n.1, Grottammare Alta (AP)
www.borgoanticoristorante.it
info@borgoanticoristorante.it
ingresso libero
artisti: Giulia Corradetti, Daniele Camaioni
curatore: Daniele De Angelis
coordinatore: Nazareno Luciani


Uno spazio suggestivo ed inusuale, un’affascinante terrazza sul mare diventa luogo di vicinanza e dialogo tra l’arte contemporanea emergente e il territorio con le sue ricchezze. Il ristorante Borgo Antico, nel paese alto di Grottammare diventa luogo di cultura, divertimento, incontro, convivialità e occasione di gustare buon vino.

Il progetto da diversi anni avvicina arte e buon cibo, offre possibilità, visibilità e confronto ed è coordinato nella stagione 2009 da Nazareno Luciani.

La rassegna dal titolo KASPITERINA - Artisti da matti, in programma dal 4 giugno, comprende otto appuntamenti con cadenza quindicinale, in cui giovani artisti e curatori si confronteranno con la suggestione dei luoghi e dei sapori.

Il settimo appuntamento di Kaspiterina propone, domenica 6 settembre alle ore 19.00, la doppia personale di Giulia Corradetti e Daniele Camaioni a cura di Daniele De Angelis.

“La meraviglia avvertita dall'occhio, dallo sguardo che per meglio vedere e conoscere si perde nelle minuzie - scomponendo e ricomponendo una realtà multiforme, è la sensazione predominante davanti a opere nelle quali la commistione, e fusione di elementi differenti, è la caratteristica principale. Tutto sembra naturale e logico, o almeno possibile: dai paesaggi alle piante, dalle forme ai colori, anche se nulla, nella propria interezza, lo è. Il procedimento è sottile e non passa per stravolgimenti irrazionali, ma per accumuli di sostanze reali e concrete, assemblate in insiemi impossibili. Il particolare diviene così legame con ciò che si conosce e, ugualmente, componente di una totalità altra, esterna alla natura, perché frutto di immaginazione e tecnica.” (Daniele De Angelis)

La rassegna proseguirà al Borgo Antico con l'ultimo appuntamento in programma, domenica 20 settembre, con la doppia personale di Nemanja Nicolic e Agnese Casolani a cura di Alessandra Morelli.

mercoledì 2 settembre 2009

LAMPI SU CARTA, CLEMENS TOBIAS LANGE

Saldare un debito. L'attenzione verso l'arte di un mago, un chiromante della carta, un devoto del segno.
Per questo - oltre che per rivendicare ancora, perché ce n'è sempre bisogno - la profonda inattualità delle cose che ci premono e ci appassionano - lascio qui il mio, di segno. Non so cos'è. Forse una lettera, forse un appunto, forse una nota, forse un delirio... o forse solo una serie di parole, in fila, tra molto caso e molta necessità. Ma proverò a saldare un debito, nei confronti di quest'arte, ben sapendo che il debito, come sempre, e come nei migliori dei casi, è pressoché "infinito".






Clemens Tobias Lange è un grande artista. Fotografo, stampatore, librario, editore (www.ctl-presse.de) e chissà cos'altro ancora. Tedesco d'origine, e quasi un veneziano d'adozione (studiò in Laguna, fu allievo e amico di Vedova). Qualcuno che sente la temperatura e la vita della carta, qualcuno che letteralmente fa i libri, direttamente ispirato dai luoghi che i libri "incorporano".

Le immagini che vedrete qui di seguito, intervallate da quanto di mio riporto oggi qui - l'ennesimo resto diventato altro - sono tratte dal catalogo di una sua mostra, POESIA PER I SENSI, tenuta alla Biblioteca Nazionale Marciana, a Venezia. Nel 2007.
Presto arriveranno altre tracce.

GP


ESTASI DELL'IMMAGINE


È come la luce che rimbalza nell’acqua, ma l’acqua è la carta, la luce è la grana. Non si vedono né si leggono le immagini dell’artista “chiromante” dell’immaginazione – è fotografo, tipografo ed editore – Clemens Tobias Lange.
Le sue immagini ti toccano. È una esposizione alla meraviglia: al sentimento dell’ originario quindi, allo stupore prima e primo del pensiero.
Tutto questo perché per lui il supporto è l’immagine, e l’immagine – come la filosofia insegna – un segno.
Così i suoi libri, opere che cullano in osmosi il linguaggio che dovranno contenere – se si pensa al bellissimo libro “composto” per ospitare La Scuola siciliana; oppure un altro esempio, La canzone di Akyn.

La poesia allora intarsiata nelle fibre di queste pagine si connota e si corrobora di un ulteriore alone di magnificenza e di alterità di linguaggio.
La poesia allora intarsiata nelle fibre di queste pagine si connota e si corrobora di un ulteriore alone di magnificenza e di alterità di linguaggio.

Ciò che poi è importante è un immaginario che si scorge tra le pieghe di queste carte, che è una deriva verso una atmosfera “orientaleggiante”… nebulosa ma formalmente precisa… in cui l’arte del ricamo fa il palio con l’intenzione ad essere nel
satori.

E, come se non bastasse, i libri sono il talismano dei viaggiatori. O forse, solo della sola idea del viaggio, dell’erranza. Perché sono, anche, lo spazio dove i pensieri camminano. E lo sguardo si ferma.
Però i libri di Tobias avanzano con un procedere strano: fissano il linguaggio, si muovono con le loro immagini, frastaglianti – come fronde d’alberi nel vento, come la foresta di Macbeth verso di noi.

Il punto fisso in queste opere non c’è.



Però c’è una captatio benevolentiae che qua e là colora il barlume e le zone grigie della pagina con un “colore” specifico, una oratura sublime.
Ocra o grigio, è un tocco e uno zampillo di sensazione.
Lo sguardo allora si può perdere dentro e fuori. L’orlo che divide contenuto e contenitore non c’è. È in-finito. È il libro stesso. Il libro prima del linguaggio.

Il libro prima dell’uomo.

E,
ça va sans dire
, l’immagine pulsa il sangue del libro. Ne è il cuore segreto – quello di Canetti, che sta nell’immaginazione del tempo, come misura ideale.
Allora si può dire anche una cosa in più, più o meno già affermata “tra le righe”: l’arte di Tobias fa vivere l’immaginazione, a discapito delle sue forme, attraverso le sue forme.

Perché mi sembra chiaro: cos’è un libro, se non un linguaggio che immagina una storia, oppure una serie di pensieri, oppure una serie di emozioni?
E cos’è l’immagine se non la percezione metaforica e metonimica della “complessità irriducibile” del reale?




Ecco allora il segno di Tobias. Una sovrapposizione tra libro e immagine, tra supporto e composizione. La costruzione di un cristallo che filtra, deposita e devia l’amalgama del “colore” di un pensiero.
E tale sovrapposizione “ricrea” – dunque diverte e sollecita – il basso continuo dell’immaginazione bambina. Una felice quiescenza delle forme, per dare seguito al proprio istinto di “mago incantatore” di sé stesso. In balia di mille luci come di mille istinti.

Come la solennità austera ed esoterica dei suoi calanchi e delle sue agavi. Immagini da un altro mondo, le ombre delle nostre luci.




Gianluca Pulsoni, primavera 2008