domenica 17 maggio 2009

LETTERA 22, UN DOCUMENTARIO SU A. OLIVETTI











TITOLO: Lettera 22
DURATA: ‘50min
FORMATO DI RIPRESA: minidv




Progetto: fase di realizzazione
Produzione: plug_in
Progetto realizzato con il sostegno di Ordine degli Architetti PPC di Genova, AXA Assicurazioni





[...] “la linea dritta della Serra, il corso inquieto della Dora, lo scenario di fondo coi monti amati della Val d’Aosta, poi, nel mezzo i prati verdi, i campi di grano, i faticati vigneti, attorno ai Paesi percorsi una, dieci, cento volte”[…] Sin che si muoveranno nel paesaggio del canavese le idee di Adriano Olivetti, marceranno tra la gente e si incarneranno in realtà viventi, al di là dei confini piemontesi spesso non saranno pienamente comprese.
Un documentario quindi può essere utile proprio per comprendere il pensiero e l’opera di Adriano Olivetti, non limitatamente alla mera prosecuzione di una tradizione familiare iniziata da suo padre Camillo, ma soprattutto come iniziatore di una politica industriale innovativa nell’Italia del dopoguerra. L’indagine conoscitiva vuole inserirsi tra il ritratto dell’uomo e la figura dell’industriale, spesso inscindibili, che agisce tra i politici, gli imprenditori e gli intellettuali dell’Italia del boom. Restituire attraverso le immagini, l’ideale di una “fabbrica concepita alla misura dell’uomo,di un industrialismo che sia uno strumento di riscatto del lavoro e non un congegno di sofferenza”. Una fabbrica in cui non è mai stato chiesto a nessuno “a quale fede religiosa credesse, in quale partito militasse e da quale regione d’Italia provenisse” queste le parole che Olivetti pronunciava nel ’54 sempre mosso, fino alla fine dei suoi giorni dall’ideale di conciliare l’uomo e la fabbrica. Per questo riunisce i migliori architetti ed urbanisti del suo tempo: Figini e Pollini, Gardella, Zanuso, Ridolfi e Frankl, Fiocchi, Vittoria, Kahn, Le Corbusier ecc... perché “ la luce della verità risplende negli atti non nelle parole”.
Ivrea diventa motore di un'imprenditoria rinnovata, attenta alle esigenze dei lavoratori non solo in ordine alle acquisizioni materiali, ma a tutt’oggi caso unico in Italia, promotrice di accrescimento culturale e spirituale. Il tanto vituperato “padrone” per una volta è amato, stimato dai suoi operai, non solo perché uomo di fabbrica, che conosce la monotonia dei gesti ripetuti, la stanchezza dei lavori difficili, ma è soprattutto fautore di un radicale rinnovamento socio-industriale. Costruisce alloggi per i lavoratori, riduce la settimana lavorativa a cinque giorni, realizza per le donne lavoratrici aiuti concreti: asili, colonie marine e montane, supporto pediatrico, assistenza sociale. Durante le lunghe pause pranzo, non c’è la palestra dove sfogare le proprie frustrazioni come avviene oggi, ma la lettura presso la biblioteca di fabbrica che dispone ben di 90000 volumi tra cui scegliere; il centro culturale organizza incontri pubblici con politici come Salvemini, Ernesto Rossi, con filosofi come Abbagnano e Bobbio, con scrittori e poeti come Cassola, Eco, Rodari, Montale, con artisti come Bruno Munari. Tutte le declinazioni dell’arte e della cultura sono prese in considerazione: si invitano gruppi musicali, il cineforum proietta film d’essai, si editano riviste di architettura, filosofia ed arte. Olivetti è stato il primo in Italia a operare da industriale su un piano sociale, a battersi contro l’accentramento delle metropoli, a creare spazi di fruizione della cultura “alta” all’interno della fabbrica. E’ questa unicità che intendiamo mettere in luce attraverso il nostro lavoro documentario, restituendo attraverso le immagini l’ideale di una fabbrica concepita alla misura dell’uomo. Le immagini a distanza di così tanti anni vogliono mettere in luce il suo impegno nel suscitare energie intellettuali al servizio di nuove scienze e culture. Sarebbe riduttivo limitare l’opera di Olivetti a un mero riformismo industriale, è necessario riappropriarsi attraverso le sue opere del suo spessore intellettuale che l’Italia di allora e di oggi stenta a riconoscergli. Attraverso le interviste a chi ha lavorato a stretto contatto con lui ne ha condiviso gli ideali e ha contribuito ad attuarne lo spirito riformatore comprenderemo meglio ciò che ha rappresentato l’alternativa olivettiana. Guardandola per ciò che è stata, tolta dall’insieme cui appartiene, scomponendola fino ad osservarla attraverso lo sguardo di chi ne fu l’artefice. Solo così restituiremo ad Adriano Olivetti i suoi meriti, il giusto valore imparandone la lezione. Forse trasmetteremo anche allo spettatore distratto la forza che hanno gli ideali quando sono incarnati da uomini che elaborano un sistema di pensiero e attuano progetti per la loro COMUNITA’. Facendo diventare il suo, un sistema di riferimento nazionale, svincolato dalla piccola patria del canavese dove la personalità creativa di Olivetti trova agio nell’elaborare e costruire la sua proposta totale di organizzazione della società. La COMUNITA’ fulcro del pensiero olivettiano che noi vogliamo mettere in luce attraverso le opere architettoniche, urbanistiche, economiche, sociali, culturali diverrà così un’idea di comunità globale intrisa di un profondo senso etico.
L’architettura si legherà così ai bisogni profondi dell’uomo, quando avrà come committente la COMUNITA’;
l’urbanistica diverrà un ricostruzione culturale che può attuarsi in una misura umana e democratica;
il decentramento industriale fautore di un nuovo equilibrio tra agricoltura e industria capace di restituire all’uomo la perduta armonia.
Questo vasto sistema di pensiero e le attuazioni concrete che esso ha avuto basterebbero, in apparenza ad assicurare a Olivetti un posto di rilievo in un’ideale galleria dei maggiori. Eppure, in questa galleria il ritratto di Olivetti non riesce a fissarsi durevolmente, forse schiacciato dal successo industriale, egli rimane un profeta inascoltato. Le immagini della sua Ivrea, di come l’ha plasmata, le interviste con chi gli è stato vicino come la figlia e i collaboratori che ne hanno condiviso gli ideali ci permetteranno di ricostruire la figura di un intellettuale che ha dato realizzazione compiuta alle sue idee e che merita di entrare a pieno titolo nella storia, non solo industriale, del nostro paese.


NOTE DI REGIA

Percorriamo via Jervis a Ivrea, luogo motore del pensiero olivettiano. La via prende il nome da un uomo che lavorò nella fabbrica di mattoni rossi e proprio qui sorgono gli stabilimenti Olivetti. Sorvoliamo con lo sguardo questa piccola patria: il canavese, un brandello di territorio che per circa 35 anni sotto la guida di Adriano Olivetti diventa laboratorio di idee ed esperienze. Le conosceremo attraverso le interviste alla figlia che non solo ci parlerà dell’innovazione industriale attuata dal padre, ma ci tratteggerà la complessa personalità di un uomo mai sazio di conoscenze, ricco di interessi, urbanista e politico militante, editore, “progettista” di un modello di società che solo in parte riuscirà ad attuare. Daremo voce anche ad alcuni suoi collaboratori (Franco Ferrarotti, Furio Colombo, Luciano Gallino, Filippo Tronco, Piero Salvetti) che quotidianamente si confrontavano con lui e contribuivano ad attuarne le idee. Vedremo la realizzazione concreta di questo progetto di COMUNITA’: gli stabilimenti, le case per gli operai, gli asili, le colonie, i negozi…che ci verranno illustrate da alcuni dei progettisti ancora in vita (Annibale Fiocchi, Eduardo Vittoria, Aimaro Isola), che hanno dato forma allo spirito creativo di Olivetti. Parleremo con le donne e gli uomini che hanno lavorato alla Olivetti, con chi oggi ha letto e analizzato il pensiero di Adriano.Ci aiuteranno anche le immagini di repertorio in cui lo stesso Olivetti e alcuni tra i suoi più stretti collaboratori ci restituiranno la grandezza di quegli ideali. Ritorneremo così a Ivrea dove tutto è iniziato nel lontano 1908 e chiederemo oggi dopo un secolo cosa rappresentano ancora, per questa città e per la COMUNITA’ che la popola, le idee e le realizzazioni di Adriano Olivetti…

1 commento:

  1. Ringrazio Emanuele Piccardo (www.archphoto.it) per avermi dato tutte le info di questo interessantissimo progetto.
    Rimandiamo al suo sito chi volesse saperne di più.

    Gianluca

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