martedì 19 maggio 2009

DERIVA - CINQUE POESIE INEDITE di DANIELE DE ANGELIS


- DERIVA -



Canto



Se la pioggia tarda e la terra si svuota,
Se la pioggia ritarda e il paese si svuota,
a quale gente canterò mai la mia storia?

***

Il pescatore



- Ci sta’ le volte che li ripeschiamo,
a tirare sulla barca le reti,
assieme a pesci e calamari
i morti... quelli dei barconi
e dei gommoni vecchi quanto il mare,
a fondo, sotto al peso della calca,
per la spinta in più di qualche onda... corpi
di negri arabi africani,
che chi sa quanti ne restano
a sparire sotto, tra sabbia e morsi... –

Non c’era vento a smuovere nulla
ne’ funi, ne’ spuma, neppure odori;
e allora l’acqua sulla tolda
sopra i pontili ed il molo, sopra la pelle,
gli sembrava in altre gocce camuffare
gli spazi certi del sudore, il sale
con il sale.

***

Il verbale



Adattati al contesto,
al buio delle finestre,
alla diffusa immobilità dei neon,
s’innescava un contrappunto
tra richieste, testa e braccia,
ammissioni e dinieghi scrupolosi
per determinanti conseguenze
d’inserimento dati.

|uno |due |tre
le dita distese dalla mano,
interpretavano al meglio i |||tre figli,
generati ad attendere in patria, battuti
nei campi vuoti del verbale.

- Trova confortevole, questa notte,
rispondere con gesti e versi
alle domande? dimenticare,
per un’ora, l’altra lingua
ed i suoi imbrogli? ma tanto,
signora, compiliamo solo prestampati. –

***

Il camion



La prima cosa ad apparire
fu il bianco immenso
del rimorchio transennato,
constatazione anticipata
di ciò che agli occhi si vietava.

- I corpi sono quattro,
morti disidratati,
distesi fianco a fianco
nel doppio fondo assieme agli altri;
dodici in totale, per quasi un giorno
di tragitto. –

Bevevano parlando poco
i sopravvissuti all’ombra,
a malapena i nomi, spesso falsi;
identificarli, dargli una patria,
un luogo di partenza, era la consuetudine
di una costante pratica.

(Giungere in seconda battuta
concede solo figurazioni difettose,
un viaggio a ritroso, senza discorsi o memorie)

***

La ritinteggiatura



All’improvviso a sniffare l’aria della stanza,
ritrovarsi come cani
ragionando ogni respiro,
cogliere il segnale familiare, immaginarlo
impresso sopra al muro
sotto intonaco e vernice;
un odore rappreso, umore
di neglette giornate.

(Questo appartamento
non ha mai conosciuto tanto sole
come adesso, vuotato e sfitto
d’ogni orpello); la luce come l’eco
sulle pareti piatte e bianche;
(da lucidare e spolverare
restano piastrelle e porte impiallacciate)

(Restasse vuoto, senza parole;
oppure occupato da marocchini
e senegalesi, cingalesi indiani
e nigeriani, cinesi e rom,
pachistani; tutte le stanze colme
fino all’eccesso, fino a coprire
di vesti e scarpe ogni minimo strapunto,
e sulla calce altri segni, altri raspi;
disabitato in un istante, in una notte,
prima delle volanti)


Daniele De Angelis

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